Gli italiani hanno bisogno del caso per sollecitare interesse verso un evento – le elezioni – che ha perso il richiamo al “sacro dovere democratico” per i colpi di guerra ai confini dell’Europa. Il primo caso è Vannacci. Come prevedibile si è candidato nella Lega. Si è tenuto un poco di suspense perché altrimenti il colpo di teatro sarebbe stato derubricato nelle solite schermaglie di maniera da campagna elettorale. E infatti così è stato.
Due giorni fa durante la trasmissione di Lilli Gruber con il summit dell’opinionismo di sinistra – Padellaro, Mieli, Sattanino – si è detto che l’errore più banale che potrebbe fare ora il PD sarebbe nel puntare la campagna elettorale su Vannacci.
Ed è invece proprio il suo “patria e famiglia” che ha tutta l’aria di tener testa in questa campagna elettorale. Non le prospettive evolutive dell’Unione, non quanto detto da Draghi o da Macron. Bensì Vannacci e il suo programma di restaurazione.
Si è presentato come un indipendente che tiene alla propria identità promettendo coraggio sulla difesa dei tre pilastri patria, tradizioni e famiglia. Si potrebbero aprire le scommesse su come da Strasburgo che ha bisogno di un salto qualitativo come modalità di decisione e come spessore geopolitico delle stesse possa rispondere alla battaglia tutta personale del generale, toscano, cinquantaseienne, autore del famoso best seller “il mondo al contrario”.
Dall’altra parte del fronte c’è la pasionaria portata a giudizio del tribunale di Budapest coi ceppi. Ilaria Salis accusata di aggressione durante una manifestazione antifascista si dichiara innocente ed è diventato un caso europeo e mondiale. Come può succedere che un detenuto in attesa di giudizio possa esser esposto con le manette ai polsi e ai piedi come se fosse una bestia feroce finalmente presa e incatenata. Una storia dell’altro mondo. Ma purtroppo è il nostro. La sua candidatura serve ad iniziare un procedimento che consente a Ilaria di uscire almeno di galera usufruendo delle concessioni per il suo mandato parlamentare, qualora fosse eletta.
Vannacci e Salis, nell’essere due volti agli antipodi nelle simpatie e nell’immaginario che evocano, consistono nella salvaguardia di questa consultazione avendo la possibilità di convincere tanta gente al voto. E sono molti che non avrebbero votato. Ora coi personaggi carichi di simbolismi si aggiunge un propellente in più.
La consultazione delle europee non ne avrebbe bisogno. Ripetiamo: ci troviamo a un bivio nella storia dell’Unione, tenere questo organo con la pletora dei suoi rappresentanti lontani e separati da una vera progettualità, coi leader che fanno a gara per misurarsi sulla preferenza e dare forza a liste che non ne hanno. Oppure risolvere su questioni controverse e ben chiare: togliere l’obbligo dell’unanimismo nelle votazioni dove ancora è obbligatorio, aumentare il ventaglio delle prerogative per dare all’Unione una fisionomia di entità geopolitica, non semplicemente di un continente antico che ancora vuole dare lezioni a chi non ne ha bisogno avendoli superati da decenni: Cina, Usa, Russia.
Né l’una né l’altra delle scelte consapevoli saranno prese in carico. Però gli italiani sono chiamati per dare forza ai loro leader di riferimento … Che noia! Oppure sostenere a sorpresa le due novità che esistono in questa competizione.
Voterà un italiano su due. E dovremo ringraziare a Salis e Vannacci se almeno si è confermata una percentuale che conferma la tendenza oramai da anni.