La presidente della Commissione europea ha parlato il primo maggio al ventesimo anniversario dell’adesione di Cipro all’UE. Sede, Palazzo presidenziale di Nicosia.
IL problema è quello di stabilire rapporti di concorrenza con la Cina tali da non svuotare la capacità produttiva europea per le vendite in dumping. Tutto questo è determinato non solo dalla sproporzione della potenzialità produttive della grande nazione di Xi Jin, ma anche dalla pratica di vendere a sottocosto le sovrabbondanti produzioni che non trovano sbocco sul loro mercato. Il discorso è tenuto in previsione del trilaterale davanti a Emmanuel Macron e Xi Jinping.
“Attualmente – è questo in sintesi il problema sollevato dalla Von der Leyen – la Cina produce, con massicci sussidi, più di quanto vende a causa della debolezza della sua domanda interna. Ciò sta portando a un eccesso di offerta di beni cinesi sovvenzionati, come i veicoli elettrici e l’acciaio, che si traduce in un commercio sleale. L’Europa non può accettare queste pratiche di distorsione del mercato che potrebbero portare alla deindustrializzazione dell’Europa”.
In altri termini è il problema dei problemi. Lo squilibrio in un’economia di mercato inevitabilmente ineguale per mezzi di produzione a disposizione e per praticabilità delle produzioni. Quindi messa sul mercato e attrattiva dei prodotti in stretta relazione con la capacità di stabilire un prezzo. Nonostante si faccia l’esaltazione della concorrenza – e non potrebbe che essere così – quando questa viene applicata crea sempre degli effetti di slealtà poco graditi a chi deve subirli.
La storia dell’industrialismo è piena di esempi di questo tipo e proprio in Europa quando nasceva e prosperava l’industria nel nostro mondo si moltiplicano casi come questi.
Solo che oggi c’è un inquilino ingombrante nel mondo che oramai non chiede: entra e fan man bassa in tutti i mercati. E lo fa sia in base alla competitività dei prodotti sia in base alla capacità di disporre di liquidità per acquisire mercati. L’Unione assai indietro nella sua opera di unificazione oramai può ben poco. Il lamento di Ursula appare più il canto del cigno di un mondo, quello europeo, che sta sparendo. L’industria prende sempre più altre direzioni e se non si trova un ruolo che sia diverso da quello di sestante dell’economia questo continente dovrà prepararsi a diventare colonia dei grandi.