Il viceministro Maurizio Leo non poteva essere più improvvido. Viene da chiedersi come sia uscita, senza il placet di alcuno, l’idea di spiattellare bella ed evidente l’ipotesi del redditometro. Chiaramente segna il livello della crisi di nervi nell’impalcatura governativa, dove alcuni passaggi debbono essere fatti per essere immediatamente cancellati. In quest’ultima fase però si comprendono chi negano la misura. E l’uomo del ministero dell’Economia, nello specifico il suo vice ministro, ha fatto invece la sua parte accreditandosi verso il suo staff. Fine della recita a soggetto.
Poi arrivano i fatti, i problemi, le questioni da risolvere, le casse di uno Stato che non può andare a debito e che però non ha un soldo.
L’ordine del giorno della Lega va al rialzo. Non serve la decisione di sospendere il provvedimento. Va proprio abolito. L’hanno firmato Gusmeroli, Bagnai, Cavandoli, Centemero. Ma è anche vero che l’abrogazione è avvenuta nel 2018. IL decreto ministeriale del 7 maggio 2024 lo aveva recuperato come misura per capire il reddito di ciascun italiano e saggiarne, per ciascuno, la capacità di dare allo Stato. Di qui il finimondo.
C’è quindi il richiamo al Grande Fratello di orwelliana memoria. Tranquilli! Allo Stato non interessa niente chi siete, cosa fate, come pensate, i vostri gusti … Interessa solo la vostra capacità contributiva perché le casse sono a secco e i governanti alla canna del gas.
Quindi è chiaro che invocarlo per poi reprimerlo a gran voce è come inventare un nemico che non esiste per abbatterlo – figurativamente solo figurativamente perché non esiste – e poi vantarsi di averlo abbattuto.
Ma dà da vivere anche all’opposizione che, divisa, senza argomenti di rilievo, può scagliarsi contro il governo Meloni per averlo reintrodotto e poi cancellato. E poi accusare il governo di dilettantismo.
In somma, col redditometro ciascuno trova risonanza alla propria voce. Il redditometro fa campare tutti in Parlamento. In un certo senso è una misura equa e solidale. Purché sia solo enunciata e non si faccia.