È un’esercitazione che dovrebbe essere attesa in modo sistematico. Gli analisti invece si divisano nelle analisi delle percentuali per capire quali sono le tendenze in atto utilizzando categorie logiche sommarie come progressismo e conservatorismo per valutare il senso di alcuni cambiamenti elettorali nelle società.
Un approccio che dovrebbe però essere accompagnato dal raffronto sul prodotto interno pro capite espresso negli specifici territori in relazione agli orientamenti politici evidenziati.
Emergerebbe, ad esempio, che il pil pro-capite in Calabria consiste nella metà della media europea. Come media europea di intende, chiaramente, il calcolo del valore centrale tra aree dove si esprime agiatezza ma anche forte disagio e depressione. La media è costituita dalla messa insieme di questi dati. Ebbene, la Calabria è alla metà di questa media. Quale voto può esprimere la Calabria in relazione all’Europa se non una dimensione di estraneità e, se possibile, anche di opposizione? La dilatazione nell’asse territoriale del luogo di decisione e su cosa si deve decidere comporta un allontanamento pazzesco tra realtà governata e realtà dei governi. Chiaro che esistono diverse dimensioni intermedie di centri decisionali ma l’aver accreditato a Bruxelles la polarità da cui tutto discende, fa moltiplicare il senso di estraneità dell’elettore. La questione delle tante diserzioni alle elezioni è dovuta proprio a questa evidenza.
Ma la stessa Italia ha le sue aree di benessere che si avvicinano allo standard europeo. In alcune aree del nord d’Italia il Pil pro capite medio a livello europeo è superato. Ed è lì che la partecipazione e la condivisione a Bruxelles raggiunge livelli più alti senza bisogno della contemporaneità delle elezioni amministrative per convincere la gente ad andare a votare.
Su 234 regioni europee, considerate nel Regional Competitiveness, la Lombardia ha totalizzato un punteggio pari a 103 essendo la media europea pari a 100. La Calabria è a 58,8 e la Sicilia a 60,1.
Eppure dovrebbe esistere una politica europea di coesione tesa ad aumentare il risultato degli indicatori prima accennati. La verità è che gli Stati del Sud sono in stagnazione. Il rischio povertà si calcola attorno ad un cittadino su quattro.
Difficile la condivisione di un sentimento d’Europa quando le sue notizie sono quelle che si mediano attraverso i sistemi di comunicazione e interventi come il PNRR hanno una metilazione lunga da parte degli amministratori locali.
Forse ci sarebbe bisogno di rotazione tra Bruxelles e una città come Reggio Calabria.