È modalità della politica affidare ad una donna la gestione delle fasi più critiche. Quando in qualsiasi movimento scoppiano le faide, le guerre tra diversi clan, quando ciascuno è irriducibile verso l’altro, quando tutto rischia di sfaldarsi definitivamente … Ecco che da qualche organismo politico esce il coniglio dal cilindro. L’idea che impone una tregua armata proponendo una figura al di sopra delle parti. Un personaggio non coinvolto nelle schermaglie più ferali, anzi partito dalle retrovie, una sorta di underdog di meloniana memoria. Chi meglio di una donna può rappresentare questa figura?
Si tratta di persone smacchiate, l’essere donna implica il mitigare, nei limiti del possibile, le polemiche interne a suo danno. L’essere eccessivi contro di loro porta all’accusa di fuoco amico su persona smacchiata.
Chiaramente il personaggio femminile deve funzionare a questa logica. Ha funzionato eccezionalmente bene Giorgia Meloni. Sta funzionando brillantemente Elly Schlein. Si mostra come nuova spiaggia l’eterna ultima spiaggia della coalizione di governo dell’Unione Ursula Van Der Leyen…
Perché non dovrebbe funzionare per il Movimento Cinque Stelle?
Ed è su questa scorta che sicuramente Virginia – la nostra Virginia romana – ci sta provando. Oramai di danni alla Capitale per totale inerzia davanti i problemi li ha fatti. Ma in tal senso c’è Marino che ha non fatto peggio di lei. Quindi il danno era precedente e originario non a e lei. Il Movimento Cinque Stelle lo ha capito relegandola al ruolo di consigliere comunale, a differenza della collega sindaco di Torino Chiara Appendino che è entrata in Parlamento.
L’infaticabile Virginia però gioca con le sue forze. Occupa una pagina sul Corriere della Sera e le canta molto chiaramente al Conte e al Grillo che un tempo parlava e ora ha smesso anche di ascoltare. Sarà costretto a riprendere questa attività se vuole tenere in piedi la rendita di trecentomila euro l’anno che gli dà il partito da lui inventato.
Quindi dovrà dare un imprimatur. Dovrà essere decisivo per una svolta. Se il Movimento Cinque Stelle non vuole farsi consumare dal tempo come già successo ad altri prima di loro.
E allora Virginia dice la sua. E coglie nel segno.
“Ripartire dalla nostra identità – afferma Virginia – dai nostri metodi e lavorare sul coinvolgimento dei cittadini alla gestione della ‘cosa pubblica’, correggendo quello che magari non ha funzionato, ma senza snaturarci completamente”.
E poi arriva il colpo ben assestato: “gli schemi destra-sinistra fanno parte del passato” … “Il M5s deve ritrovare una delle proprie caratteristiche: essere alternativo al sistema politico tradizionale”. Sintesi: tornare ad esser protagonisti della conflittualità cosa che Conte non riesce più.
Risponde anche Conte su Il Fatto Quotidiano, ma ha minore rilevanza. La questione di rilievo oggi è chi si intesta la paternità dell’essere conflittuale. Perché la chiacchiera della conflittualità ancora persuade. Non contano poi le responsabilità di governo e le mani dentro ai problemi che costringono a rivedere schemi sempre troppo semplicistici. Conta dirle le cose che contano nel malessere delle persone. E Conte non le racconta più.
Fine della favola. O forse anche l’inizio di una nuova.