La politica giocata al femminile ha in serbo una variante nuova che potrebbe far scuola nel futuro. Quello di giocare per proprio conto, in totale libertà di azione, in modo indifferente dal proprio schieramento anche perché la parte politica di appartenenza si dà per acquisita e scontata. Del resto, cosa farebbero tutti senza di lei? Chiaramente questo vale sia per Ursula che per Giorgia.
Ed è così che Giorgia ha al momento congelato i Conservatori, messo in riserva l’esaltazione momentanea delle destre prossime a prendersi la maggioranza al Parlamento francese, indifferente alle tendenze putiniane di Orban, per giocare un ruolo tutto suo.
Succede così che la funzione tattica di Giorgia Meloni si presenti come diversa da quella prospettata dagli osservatori. Si parlava de “La Presidente” come doppiofornista tra le destre europee e le leve del comando in Unione. Diversamente Giorgia, pur di ottenere lo scranno nelle leve di una postazione di pilotaggio che ancora deve essere decisa, fa un passo indietro. Non farà parte della maggioranza ma si sa che lei sta a disposizione.
È il modo questo di tenere insieme le destre di natura e valenza polemica assai diversa tra loro. Un modo per rimanere ancorata a quel mondo che, in definitiva, le dà i voti. Ma è anche un modo per rappresentare un possibile ponte tra quella sfera di influenza nella quale fanno parte i nuovi irriducibili, e le decisioni prese dall’asse centrale composito.
Cabina di pilotaggio, quella di Ursula, di cui, ricordiamo, fanno parte anche i socialisti che non potrebbero avere nulla in comune con quella destra. Un decoro bisogno pur mantenerlo. E questo vale per le destre come per i socialisti.
Ma il Partito Popolare Europeo a far saltare l’intesa. Nel Consiglio europeo, quindi, giovedì 27 giugno, si sancisce l’accordo. IL ruolo che ci interessa è quello del nostro paese in relazione alla dialettica di chi decide in Europa. E se tutti restano ai blocchi di partenza, ciascuno riprende il lavoro usato, sia Ursula von der Leyen (Ppe) nel ruolo di presidente della Commissione, che Roberta Metsola (Ppe) impegnata alla presidenza del Parlamento, Antonio Costa (Socialisti) presidente del Consiglio Ue con la nuova nomina di Kaja Kallas (liberale di Renew) alla politica estera.
Quando tutte le teste sono collocate tocca a noi. E allora sarà Meloni a decidere dove collocare la sua persona parlando dal punto di vista dell’Italia, non dei conservatori. Ed è questa, una funzione, che secondo gli esperti le dà maggiore rilievo.
E allora la nostra presidente da donna pragmatica punterà a questioni nodali, come il bilancio. Si prevede così una nomina alla guida del PNRR. Ma anche lì un problema. Il maggiore indicato a sostenere quel ruolo è Raffaele Fitto. Ma se lo togli dalla postazione di governo chi lo svolge il suo ruolo? Giorgia scioglierà anche questo dilemma.