In Francia sta avvenendo in modo chiaro e distinto – come le idee cartesiane – quanto è in essere in molti altri paesi dell’Occidente industrializzato. Negli States, dati anagrafici a parte, è chiaro che Trump ha il determinismo necessario per far uscire il suo paese dalle pastoie di due guerre, quella in Medio Oriente e quella in Ucraina. Putin no. Putin ce li ha portati.
In Italia sappiamo governa da due anni Giorgia e il suo indirizzo è confermato a queste elezioni europee. In Germania ad avanzare è addirittura l’estremismo revanscista di indicibile origine. Non poteva mancare questo processo nella madre patria del pensiero egalitario e liberale.
I motivi che mettono sulla stessa barca realtà diversissime tra loro consistono in una tendenza ben visibile, specialmente da noi in Italia dove la sinistra ha sposato il riformismo come extrema ratio dalla prima idea di modificazione nell’idea di stato e di governo ereditata dal concetto di rivoluzione comunista.
Nel tempo in Italia come in altri paesi dove questo gravame era meno forte l’effetto di ingresso nei comparti dello Stato, il farsi carico di problemi oggettivi (e tra questi quelli della grande impresa), l’aver abbracciato politiche di rigore per la tenuta della macchina statale nel contesto europeo, e aver guardato più all’affermazione delle libertà individuali che ai diritti collettivi di parti della società con maggiore disagi, ha creato un scollamento evidente col proprio elettorato di origine.
In più nelle piazze, specificamente in Francia, sono stati scanditi slogan pro-palestina e in definitiva antisemiti. Si è guardato a statalizzazioni inattuali. Si è arrivati a preferire l’idea di una Francia fuori dalla Nato …
Come è possibile creare un assemblaggio tra forze cosiddette moderate la sinistra di Malechon che in piazza con l’obiettivo comune di battere questa destra? Facile scandire in place de la Republique slogan del tipo “il fascismo è una cancrena”. Risponde a distanza il candidato per cui Marine Le Pen ha fatto un passo di lato, Bardella: “Sarò il premier di tutti”.
Ma riaccroccare sarà difficile per gli uni e per gli altri. Rassemblement national ha il 33,1%, la sinistra il 28%, Ensemble il 20%. Ma è anche vero che i sondaggi davano le destre al trentasei per cento. Un calo che presentandosi prima del ballottaggio è eccessivo per ottenere la definizione statistica di fisiologico. IL pericolo per le destre è che la gente non vada a votare la seconda volta per confermare la prima opzione.
IL presidente Macron ha qualche base per sperare e lanciare l’appello chiedendo il miracolo. C’è un serrare le fila nel secondo duello dove il centro e la sinistra tolgono le possibili dispersioni rappresentate dai candidati deboli. Ma è proprio lui la debolezza del suo stesso tentativo di schieramento.
Perché, anche se lanciato, Rassemblement national non ha ancora la maggioranza assoluta. Ci sono le 308 circoscrizioni, in cui rivaleggeranno tre candidati, e in cui si farà il possibile per fare squadra contro le destre. D’altra parte fa bene Le Pen ad affermare Le Pen: “La democrazia ha parlato”. Con una postilla, però. La democrazia parla sempre due volte. (Come il postino del famoso romanzo di James Cain).