Su di lui il Santo Uffizio era stato chiaro. “Sono note le sue affermazioni pubbliche dalle quali risulta il rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II”.
Esito che pare fuori dalla Storia a guardar bene è invece prevedibile: “Viganò riconosciuto colpevole del delitto riservato di scisma”. Scatta quindi la scomunica “latae sententiae”.
La sentenza fuori dalla Storia perché oramai in ogni organismo di governo comprendente inevitabilmente tante persone, interessi, latitudini culturali diverse, la presenza di orientamenti diversi ed è alla capacità di chi li guida esercitare alternativamente l’autorità di governo o la disponibilità nella mediazione, ma anche la tolleranza teoretica della discussione.
Viganò deve averla veramente fatta grossa. Tanto che è inaccessibile sapere. D’altra parte l’accusa di scisma è enorme. E sarebbe stata meglio praticata se Viganò avesse continuato a frequentare le dimore della Santa Sede come fosse un interno e invece avesse nascostamente tramato contro. Da interno tutto gli sarebbe stato più facile. Ora il Santo Uffizio recide nettamente ogni legame. Viganò è fuori. ‘Si trovasse un altro lavoro’.
Ma probabilmente Viganò sconta ora il grave affronto perpetrato sei anni fa. Pubblicò un memorandum explosivo che chiedeva la dimissione di Francesco per esser stato messo a conoscenza di abusi sessuali e non aver fatto nulla. Negli States raccolse anche consensi ma l’indagine vaticana assolse Francesco per inattendibile l’account di Vigano.
Di nuovo, anche Viganò non c’era andato leggero quando dichiarò nella e vuota l’elezione di Francesco e lo aveva accusato di eresia e scisma. Non aveva mancato di lanciare altre invettive accusando il papa di conformismo sull’emergenza climatica, sui vaccini, sull’immigrazione e sui gay.
Era in sostanza diventato un obiettivo polemico al punto da non rendere sostenibile la coabitazione nello stesso ambiente. Inevitabile l’allontanamento.