Ora che si è dimesso, Joe pare non faccia più notizia. Tutta l’attenzione è sul nuovo che arriva poi coincidente con l’usato in buono stato, la vice presidente Kamala Harris. Ordinaria l’uscita di scena. Non si addice a un vero capo Dem. Si è affidato ad X come un influencer qualsiasi o un arrembante dell’ultimora. Nessun discorso apicale in contesti pubblici di grande rilevanza nemmeno la lettera da affidare ai giornali riconoscendo quindi un ruolo in queste contese. Niente. Gli americani come i commentatori lo hanno appreso da X!
“Permettetemi di esprimere la mia più profonda gratitudine a tutti coloro che hanno lavorato così duramente per vedermi rieletto” – ha detto.
E poi parla di Kamala Harris come una “partner straordinaria”. La vice presidente quindi incassa l’endorsement e forte della credibilità acquisita sulla scia di Biden inizia la sua marcia per convincere innanzitutto il popolo del Partito Democratico, prima, ed in caso lo abbia convinto, gli americani, il 5 novembre.
Ed ora ci si interroga se Kamala ce la possa fare. Si espongono i sondaggi in cui lei è sempre dietro a Trump. Ma oramai sono numeri che non interessano e non possono interessare perché un conto è la domanda su una candidatura potenziale un altro è la stessa domanda sulla candidata vera dopo che ha fatto delle esternazioni, è intervenuta, ha cominciato a dare una sua visione o impostazione tutta personale. Il gioco comincia da oggi, 21 luglio. Tutto quanto è accaduto finora è letteratura per gli storici.
Primo passaggio, i soldi. Harris ha la cassa delle donazioni a favore della prima candidatura Biden. Ai donatori dovrà mandare un messaggio per rassicurarli sul buon fine a cui saranno destinati i loro soldi. (Lo riferisce Times).
Ma la prospettiva più importante per gli americani e per il mondo dovrà essere quella di delineare la doppia exit strategy su come uscire da due conflitti avallati dagli Stati Uniti. Dovrà riuscire a declinare, in sostanza, il concetto di America First senza enunciarlo mai, pena il rischio di diventare un clone di Trump. Dovrà dimostrare, in sostanza, di rivolgere risorse ed energie per quell’America in disagio del mid west e di alcuni quartieri svantaggiati delle principali città, che non vogliono più sentirsi tali e al sogno americano vogliono credere ma con una prospettiva nuova. Meno individualista, più legata a condizioni di vita sociale per intere comunità.
Kamala dovrà riuscire a parlare anche a loro. Come al solito, senza dirlo esplicitamente dovrà rassicurare i più ricchi sul fatto che non saranno tartassati anzi saranno vissuti come una speranza e un’opportunità in più per il paese.
Condito e infarcito da altre menate retoriche la grazia di Kamala dovrà superare il gap che la vede inevitabilmente dietro, al momento. Ma deve vedersi anche da altre prime donne che ritengono di avere maggiore dimestichezza con le stanze di potere. Sono le altre due ex first ladies: Michelle Obana e Hilary Clinton.