La prima cosa apparsa dopo la nomina della candidatura di Kamala Harris in sostituzione dell’attuale Presidente Biden è stata la scena della sua nomination. Lei si è lasciata andare in una risata compulsiva che sembrava non avere fine. La trasfigurazione facciale nella circostanza rappresentava la classica sfrenata felicità personale, come una vittoria in una gara individuale alle Olimpiadi. La differenza, che si ritiene sia pacifica per tutti, è che l’incarico del Presidente degli Stati Uniti d’America, considerato almeno adesso la carica più importante del mondo, impone alla gioia personale una forma comportamentale adeguata alla consapevolezza delle responsabilità di un incarico così rilevante. Niente invece di tutto questo. La risata sfrenata di fronte al mondo intero collegato online al luogo dell’evento non poteva non essere considerata diplomaticamente essenziale dalla stessa Harris. È quindi evidente che la manifestazione smodata improntata sulla sensibilità personale denota una condizione biologica irreversibile che lascia chiaramente intendere l’incapacità di autocontrollo.
Relazioni di Stato – La breve clip riportata dai media vede la vicepresidente americana che, incomprensibilmente, scoppia a ridere quando un cronista le rivolge una domanda in merito alla crisi dell’Afghanistan. Questo è avvenuto a Singapore, dove la Harris si trovava in viaggio diplomatico per incontrare il primo ministro Lee Hsien Loong. La vicepresidente Usa, però, invece di aspettare qualche minuto prima di presentarsi alla stampa, è arrivata con un’impostazione che poco aveva a che fare con quello che stava accadendo. Quando il giornalista le si è rivolto per chiederle un commento sull’Afghanistan, non è riuscita a trattenersi. “Aspetta, aspetta, [risata] rallenta”, ha esclamato il vicepresidente degli Stati Uniti davanti ai cronisti increduli e attoniti.
Uno sguardo al futuro – Ma cosa avverrà, o forse, cosa avverrebbe, se Harris, nella qualità di Presidente degli Stati Uniti d’America, dovesse incontrare le più importanti personalità del mondo: Capi di Stato, Regnanti, in particolare arabi, Leader mondiali della finanza o dell’industria, ma soprattutto capi di Stati in cui le formalità vengono tenute in sommo conto per la grande considerazione di rappresentanza? È evidente che nessuno potrà pensare alla guerra per qualche caso verbale di troppo, ma certamente le reazioni postume con ritorsioni diplomatiche di vario genere potrebbero prendere il posto di scuse non avvenute.
Le dichiarazioni autonome – Kamala Harris manifesta la sua tendenza a ridere in modo inappropriato o esagerato, anche in situazioni serie o neutre. E perché questo? Perché è lei stessa che lo conferma attraverso una sua giustificazione rilasciata al The Drew Barrymore Show. «Ad esempio, sembra che ad alcune persone piaccia parlare del modo in cui rido. Io amo ridere. Lasciate che vi dica una cosa: ho la risata di mia madre e sono cresciuta in mezzo a un gruppo di donne, in particolare, che ridevano di pancia. Ridevano, sedevano in cucina e bevevano il caffè, raccontando grandi storie con grandi risate». Ecco allora che questo comportamento può essere descritto come una manifestazione fenotipica di una predisposizione materna Da ciò si evince che Kamala Harris ritiene che questa caratteristica sia ereditata per cui mantiene una certa somiglianza con la madre. In termini tecnici, si potrebbe parlare di una risposta emotiva automatica, mediata geneticamente, che può portare Harris a ridere anche in contesti non appropriati. Questa condizione rende Harris suscettibile a esplosioni di ilarità in qualsiasi momento, indipendentemente dalla serietà o dalla normalità della situazione.
Se non bastasse – Inoltre, quando Harris afferma: “Io amo ridere” suggerisce un’interessante relazione tra il piacere del riso e la possibilità che questa predisposizione volontaria possa facilitare i noti episodi di risate inopportune o incontrollate. Se una persona è abituata a ridere frequentemente e facilmente, trova più difficile controllare questo impulso in contesti in cui il riso non è socialmente accettabile. Una persona che ama ridere avrà necessità di un maggiore sforzo per mantenere il controllo in situazioni formali o serie. A questo punto si scatena sistematicamente in ogni circostanza una sorta di effetto domino di facile intuizione, dove un evento determina l’altro a catena fino al parossismo di una risata irrefrenabile.
Tutte le energie sono limitate – È vero che inconvenienti di questo tipo non sono attribuibili ad ogni evento importante che può riguardare l’eventuale futuro presidente degli Stati Uniti d’America ma sicuramente può riguardare ogni circostanza in cui lo sforzo psicologico imposto al contenimento dell’atteggiamento relazionale con il suo interlocutore, sottrae inesorabilmente una parte importante della sua attenzione alla relazione in corso. Situazione questa difficile da gestire per ottenere risultati diplomatici internazionali nelle condizioni descritte. Si pone quindi la domanda se nell’interesse degli Stati Uniti conviene o meno avere un Presidente della Repubblica che per ogni evento deve superare queste difficoltà. Il pericolo più grande, nell’ipotesi di riso compulsivo, non risiede tanto nel riuscire a dissimulare questa tendenza mantenendo un’apparenza seria, quanto nella dispersione dell’energia mentale necessaria per tale sforzo. L’ attenzione costante di sopprimere il riso porta a una rapida stanchezza intellettuale influenzando negativamente la capacità di pensiero critico e decisionale. Tale impegno richiede infatti, un’enorme quantità di energia mentale, che pregiudica la capacità di pensare e agire razionalmente, compromettendo quella di condurre una conversazione logica e coerente. In ambito diplomatico, una condizione del genere quali risultati consente di sperare?