Anche la settimana scorsa la mostra alla Gran Guardia di Portoferraio, situata strategicamente tra il porto e il centro storico della medicea Cosmopolis, ha continuato ad ospitare numerosi visitatori. All’ interno delle fresche e spesse mura di recinzione della città, protette dal sole estivo qui quasi sempre presente, è esposta una parata di opere pittoriche attentamente selezionate. Tra queste, spicca una rappresentazione di Giovanni Di Brizzi, un virtuoso pittore dell’Isola d’Elba. Attraverso il suo stile personalizzato, egli racconta storie che chiunque, fermandosi a osservare, può ascoltare come se fosse guidato dalla voce immaginaria di un narratore. Tra i quadri esposti, una in particolare è stata scelta per la sua capacità di rappresentare l’essenza della mostra: un albero piantato nella ferrignea argilla rossa, elemento comune di questa terra, che con la sua apparente semplicità e crudezza incarna il profondo significato del lavoro di Di Brizzi. L’opera invita a un’immersione nel rapporto tra l’uomo e la natura, un tema fiabesco e sempre attuale nell’arte e nella letteratura. Attraverso una sintesi tra figurazione e astrazione, l’artista propone una visione simbolica e multisfaccettata della nostra interazione con il mondo naturale, che ha caratterizzato soprattutto gli anni più belli e spensierati della nostra vita. L’albero, da sempre simbolo di crescita e forza, è l’elemento centrale dell’opera di Di Brizzi. Le radici che sostengono il tortuoso tronco affondano nella terra rossa e sanguigna, necessitando di un saldo appiglio. L’artista suggerisce che queste radici esprimono l’inconscio, le origini e le fondamenta della nostra esistenza. I rami, che si estendono verso il cielo e sono ricchi di immagini allusive, simboleggiano la mente, la spiritualità e l’aspirazione alla conoscenza.
Il Ciclo della Vita La completezza del quadro risiede nelle semplici figure direttamente collegate all’immagine dell’albero: rami, fronde, tronco. La semantica dei tratteggi nei diversi toni di marrone allude a forme antropomorfe che si snodano dai vincoli del tronco, allungandosi sui fianchi o verso l’alto, dove le cime stilizzate esprimono nel verde vitale le loro forme. Queste forme richiamano creature immaginarie in un contesto fiabesco, in cui le fronde sembrano parlare a chi sa ascoltare.
Il mondo è quello dell’ arte e della poesia; il tema è ricorrente evocando il mondo dell’ infanzia, quando gli alberi rappresentavano un mondo fiabesco popolato da creature immaginarie. Il pittore sembra voler richiamare gli osservatori a questo contesto fantastico, dove ognuno può riconoscere una parte della propria vita in cui si credeva a tutto ciò che veniva detto. L’opera, pur rappresentando un albero, parla attraverso le creature che appaiono dalle fronde dei rami, assumendo forme di visi, braccia e sagome bizzarre di piccole creature viventi. L’aspetto semiotico del dipinto è stilizzato negli spazi del quadro. Le figure antropomorfe integrate nei rami e nel tronco contorto dell’albero suggeriscono un’intima connessione con la natura. Non si tratta di una semplice presenza, ma di una vera e propria compenetrazione simbolica: l’uomo è parte integrante dell’albero, così come l’albero è parte integrante dell’ambiente umano. Questa simbiosi evoca un senso di appartenenza, radicamento e dipendenza reciproca.
Un ritorno dal futuro – Il motivo ripetitivo delle figure fiabesche, soprattutto sulla parte periferica delle fronde, suggerisce l’idea del ciclo continuo di rinascita. La vita, come la natura, è un flusso ininterrotto caratterizzato da nascita, crescita, morte e rinascita. L’albero, con la sua capacità di rinnovarsi ogni primavera, diventa metafora della perenne trasformazione della vita. Tuttavia, questa trasformazione non può mai essere completa: l’uomo rimane sempre legato alle sue origini naturali e solo con la sua creatività può dare completezza alle figure che il pittore ha abbozzato. Il dipinto ci invita a riflettere sul nostro ruolo nel mondo, dove ogni parte è integrata in un sistema più grande. L’albero, con la sua forza espressa dal tronco e la fantasia evocata dalle fronde, ricorda che la sopravvivenza umana dipende dalla salute di questi verdi compagni che popolano l’età più fantastica della vita.
Conclusione – Le immaginose creature e le bizzarre teste stilizzate espresse dalle foglie alludono al mondo fiabesco, con una grafica dai colori vividi che conferma l’atmosfera evocativa universale che ogni osservatore può rivivere nel mondo immaginario della propria infanzia. Si tratta di un quadro solo apparentemente strutturato in modo semplice, in quanto ogni tratto dell’immagine ha la capacità di esprimere qualcosa all’osservatore su cui soffermarsi quasi per un richiamo evocativo di un nome accentato, che è proprio lì, che ben si conosce, che abbiamo sulla punta della lingua ma che non si riesce a pronunciare, come un eterno carosello che passa davanti e ancora…. e ancora, senza poter afferrare alcunché, perché ci sta continuamente sfuggendo sfiorando le dita ad ogni passaggio. D’altra parte è solo un nome, ma quale? Se dal viso spunterà una lacrima……….. allora il nome sarà chiaro.