Passaggio epocale. Il figlio del leggendario candidato a presidente Bob Kennedy e nipote dell’altrettanto leggendario presidente John Fitzgerald Kennedy, candidato terzo incomodo tra Kamala Harris e Donald Trump, si ritira. Non solo. Dà dichiarazione al suo cinque per cento (tanto era stimata la sua percentuale di adesione) di elettori di votare Donald Trump. (Noi lo avevamo anticipato)
Robert Kennedy Jr è intervenuto a Phoenix. Ha detto a chiare lette che intende togliere le schede a suo nome per le presidenziali di dieci stati. Dove apparirà il suo nome i suoi fedeli potranno comunque votarlo, ma ha sospeso la sua campagna elettorale per dare indicazione al voto per Donald Trump. Potrebbe avere un incarico qualora Trump vincesse. (La notizia è apparsa su tutti i giornali, qui menzioniamo il Los Angeles Times).
Il settantenne erede della memoria di un cognome epico nella Storia ha detto che in comune con Trump ha la tensione verso la libertà di espressione. Vuole la fine della guerra in Ucraina. Dei Democrat dice che sono troppo legati alle soluzioni bellicistiche per rappresentare il modello liberale americano.
Robert Kennedy junior si è distinto per le battaglie contro la censura e contro Big Pharma vista come emblema dell’imperio tecnologico sulla scelta relativa alla cura per la salute. Tanto che si è parlato di un suo incarico in Sanità, qualora Trump vincesse.
Netto contrasto però da parte del resto della famiglia Kennedy. Sono Kathleen Kennedy Townsend, Courtney Kennedy, Kerry Kennedy, Chris Kennedy e Rory Kennedy. Ciascuno di questi non ha apprezzato minimamente che si uscisse dalla grande madre Democrat per sostenere il tycoon. Lo hanno definito come “un tradimento dei valori che nostro padre e la nostra famiglia hanno più cari. È la triste conclusione di una triste storia”.
Se il suo pur limitato zoccolo duro di elettori affezionati dovesse tenere e seguire le indicazioni di Kennedy junior sarebbero determinanti per dare la vittoria a Trump.
L’uomo è anche chiacchierato per alcune gaffe fatte nella sua conduzione ed è difficile stabilire quanto la sua credibilità sia rimasta intatta. Aveva rivaleggiato contro Joe Biden alle primarie come democratico. Non pago del risultato si era riproposto come indipendente. In sostanza, anche come personalità politica, in tutto e per tutto, appare un patrimonio della cultura o tradizione Democrat. Difficile che il suo endorsement possa far leva sulla sua tipologia di elettorato.
In un panorama politico molto frastagliato e inquieto per due guerre in corso, l’inquietudine dei protagonisti costituisce una variante che non ci voleva. IL patrimonio dei cognomi, per chi ce li ha, è l’unica nota capitalizzabile. Ed in entrambe i casi gioca a favore dei Repubblicani.
La scena è cambiata nettamente.