È la storia di tutte le repubbliche italiane, prima, seconda, simil terza e via discorrendo. Nella navigazione si recepisce un grande grandissimo problema. Un problema che il governo in carica non vuole sostenere sulle spalle, pena l’impopolarità. Questo tipo di problema è quasi sempre di natura finanziaria. Problemi di gravi squilibri di bilancio per cui c’è bisogno di ricorrere a una tassazione pesante e sicuramente sgradita agli italiani. Si prende allora a pre-testo un problema rimasto sospeso, quasi sempre di natura ideologica o di interpretazione eticistica e si fa emblema della divisione di governo. Quindi si affida il tutto al subentrante governo tecnico per uscire temporaneamente di scena ed evitare di caricarsi sulle spalle una finanziaria lacrime e sangue. È la nostra Storia. Si ripete tristemente monotona ma ogni volta invariabilmente stimolante per il dibattito generale.
Stavolta è la misura dello Ius Scholae. Ed è la volta di Antonio Tajani prendersi il ruolo di bocciatore: “Il tema dello Ius scholae è una nostra visione della società e dell’Italia, non una priorità del Governo. Diciamo quello che pensiamo su questo argomento”. Grande scossone. Replica stizzita della Lega. E subito dopo rettifica dello stesso Tajani: “si tratta di una nostra visione della società e dell’Italia, non una priorità del governo”. Benissimo. E allora perché lo ha detto? Semplice: per vendersi il fatto di aver difeso l’argomento in campagna elettorale e presentarsi in tutto e per tutto come forza moderata e garante dei sacri valori della cristianità.
Ma se si proponesse veramente un referendum sul tema cosa direbbe Forza Italia? Riccardo Magi di Più Europa, esistenzialmente impegnato sul tema, rintuzza Tajani che pensava potesse essere un comodo compagno di una battaglia di progresso: “Tajani china la testa alla destra di governo, sulla pelle dei nuovi italiani. Ora più che mai è importante sostenere il referendum per riformare la legge sulla cittadinanza”.
Ma sempre in tema di referendum entra in gioco anche la mina vagante dell’autonomia differenziata. Si raccolgono le firme in modo copioso, specialmente nel meridione del nostro paese. Ed è impossibile non pensare che non ci siano elettori e grandi elettori del centrodestra a sostenere una riforma mai andata giù al Sud d’Italia.
Ed anche qui si differenzia la posizione di Forza Italia tesa a fare i Livelli essenziali delle prestazioni per gli enti regione. E da una parte si risponde che fanno già parte delle garanzie costituzionali dall’altra si replica con l’altro fatto per cui prima si fanno i Livelli essenziali delle prestazioni, in tutte le regioni, poi si fa l’autonomia. Ma sul tema bisogna anche invigilare affinché si controlli e verifichi il rispetto di condizioni di agibilità delle imprese. Quindi verificare bene l’applicazione su materie come commercio internazionale. Non si debbono fare danni alle imprese.
Quindi non si deve o si debbono toccare grandi problemi di orientamento strategico della cultura politica di governo. Non si debbono toccare se veramente si vuole andare avanti. È giovevole affrontarli e dividersi, se necessario, se si deve trovare il pretesto per un casus belli mandando tutto alle ortiche per gestire un ruolo nuovo dentro i rispettivi partiti nel dibattito generale.