Si sente già lo stile Obama. Kamala parla delle principali questioni americane con taglio esistenziale, come se ogni controversia entrasse nel suo vissuto profondamente e nello stesso modo riuscisse a cogliere le contraddizioni viventi di ogni americano. È una scuola di comunicazione che viene da lontano e gli ha valso il superamento, pur di margine, a Donald Trump che precedentemente si era guadagnato i primi posti con l’adesione di John Kennedy Junior alla sua candidatura.
Kamala Harris taglia corto e le sue parole appaiono come una lama imbarazzante: “Voltiamo pagina sull’ultimo decennio”. (Nell’ultimo decennio c’è stato anche il suo mentore e primo designatore della sua candidatura, Joe Biden? Una gaffe voluta per dire che verranno modificati degli errori di conduzione del Presidente ancora in carica? Oppure più semplicemente una gaffe come tante?).
Ma un cambiamento di metodo è certo. Se eletta nominerà un repubblicano al governo. Qualcosa di clamoroso per dire che i compartimenti tra le due parti ideologiche dell’America debbono trovare conciliazione. – Oppure è un’altra gaffe mossa dal tentativo di captare qualche voto in uscita da Donald Trump accreditandosi come colei che riconosce le ragioni dell’altra parte assai meglio del suo massimo rappresentante.
Concetti, idee, prospettive che fluiscono generosi nelle parole di Kamala che appare anche più distesa o almeno meno antagonista dell’esordio di candidatura. Vuole dare un’immagine di persona salda al comando. Affronta anche il tema più imbarazzante per i Democrat, l’immigrazione. Qualsiasi indecifrabile proposta però non suona come quella trumpiana dei confini e del perseguimento penale di ogni tentativo di ingresso clandestino nel suolo americano.
Si dice attenta alle questioni dei ceti medi e popolari. Vuole attivare dei crediti d’imposta, aiuti per la casa, lotta al carovita e alla speculazione … Sono questioni sulle quali si era già pronunciata senza eludere l’appuntamento con la demagogia pre-elettorale.
Tutte note che, secondo Wall Street Journal, le danno attualmente un leggero vantaggio. E poi non poteva eludere il tema della crisi climatica. E lì si dice di intendere l’applicazione precisa dei programmi internazionali di contenimento alle emissioni di anidrite carbonica.
Ma il tema dove c’è stata l’inversione di tendenza è quello sulla guerra in Medio Oriente. Israele ha diritto all’autodifesa – ha detto proprio questa la Harris che si è rifiutata di incontrare Netanyahu a Congresso. Quindi: ha ribadito un’azione di sostegno per garantirne il sostegno. Inevitabilmente, quindi, l’aiuto militare attraverso l’invio di forniture di armi, ma sulla domanda diretta evita di rispondere. Riprende la solita idea dei due stati per dare ai palestinesi diritto di cittadinanza. E in direzione di questi ultimi si vede che va il suo sostegno sentimentale. Ed è l’esposizione dei suoi sentimenti che rischia di tradirla e mostrarla per la cripto radicale da cui parte il suo intendimento politico.