Non poteva durare troppo a lungo. L’Italia paese fondatore dell’Unione Europea era tra i più indisciplinati nell’applicare il regolamento imposto dalla Bolkestein secondo cui debbono applicarsi regole in grado di garantire la concorrenza e smantellare posizioni di privilegio in qualsiasi mercato.
E invece di partire dal settore tecnologico o quello dell’automotive si sancisce la regola ferrea per gli stabilimenti balneari. Ed è l’Italia coi suoi settimilacinquecento chilometri di costa quella più sollecitata a introdurre misure rivoluzionarie nel mercato. Il timore è sempre stato quello di vedere grandi holding del turismo entrare nel nostro mercato per colonizzarlo. Ma tutto questo è polemica del passato. Ieri sembra si sia arrivati a una svolta con l’accordo tra governo italiano e commissione europea.
I Comuni dovranno indire gare per l’assegnazione nella gestione degli stabilimenti balneari. E dovranno farlo entro giugno 2027. Non basta! I Comuni che dovessero ritenere di volerlo fare possono iniziare da subito. Ma la mazzata non è finita. Sono previsti indennizzi ma si esclude la prelazione, quindi chi tradizionalmente gestisce un’area o abbia fatto investimenti non potrà ammantare un diritto sulla stessa.
Sull’applicazione perentoria si prevedono proroghe per il 30 settembre, sempre del 2027. Ma il limite massimo è segnato. Nessun’altra dilazione di tempo è possibile.
La decisione arriva da venerdì 30 agosto nel vertice di maggioranza. Mette nero su bianco i risultati raggiunti nella trattativa con Bruxelles. Stessa decisione sarà ratificata dal Consiglio dei ministri di domani 2 settembre.
Dai cinque ai venti anni, i tempi prefissati per le nuove concessioni. Un tempo in cui si prevede, quindi, una nuova affermazione di privilegio ricavata dal nuovo diritto acquisito per aver vinto la gara. Come sempre le piccole medie imprese del territorio in gara avranno un punteggio agevolato nel partecipare a queste assegnazioni. Oltre la territorialità, sarà titolo di merito anche l’esperienza dimostrata sul campo. Ma anche l’esser stato titolare per cinque anni della stessa concessione di cui si chiede nuovamente il diritto di esercizio gestionale, insieme alla dimostrazione per cui questa fonte costituisce il reddito familiare. Ma nessuna prelazione per gli uscenti!
L’Unione Europea su questo ha messo i paletti. Altrimenti saremmo ritornati alle condizioni precedenti. Tuttavia saranno riconosciuti degli indennizzi per gli imprenditori balneari uscenti ma saranno a carico di chi subentra, non dell’amministrazione pubblica. Il calcolo di eventuali indennizzi dovrà essere effettuato in base a investimenti dimostrati relativi a beni ammortizzabili e non ancora ammortizzati. Il calcolo a ritroso non potrà superare i cinque anni.
Il caso dei balneari potremmo definirlo come un esempio di scuola nel quale la trattativa infinita con Bruxelles ha portato a casa qualche risultato apprezzabile. Tanto più è stata funzionale la presa di posizione degli imprenditori nei confronti della decisione che sarebbe dovuta realizzarsi più di dieci anni fa.
Si aprono gli interrogativi sul timore di una colonizzazione di grandi imprese provenienti da ogni dove. Si spera quindi nei diritti di punteggio per chi dimostra di avere nell’area un know how apprezzato.