Noi non la nomineremo affatto perché ripetere le sue generalità significa alimentarne il mito già in essere. Un’intervista in cui è riuscita a non dire nulla. Non conferma né smentisce la relazione affettiva con l’ex ministro (perché poche ore prima si è dimesso). Non riferisce alcun ricatto che aveva ventilato e sul quale continua ad alludere senza alcun riferimento diretto. La dichiarazione di aver lavorato per il ministero senza percepire alcunché come se non valesse nulla quel che ha fatto. In più – o in meno – azzera il valore del suo tempo sottratto ad altre occupazioni professionali. IL riferimento a verità attinte da elementi tratti durante le sue frequentazioni ma la negazione di aver mai registrato una telefonata. L’aria da fata turchina entrata con naturalezza in un mondo non suo senza averne mai tratto profitto. Il cortese rifiuto di addentrarsi in altri elementi di interesse pubblico inerenti tutta la vicenda perché significherebbe coinvolgere altre persone. In sostanza, una noia infinita.
E su l’inconsistenza dei fatti le congetture dei commenti che arrivano a toccare gli unici due veri oggetti del contendere: l’ipotesi che il ministro fosse sotto ricatto, l’evidenza della versione non rispondente al vero data dal ministro.
Le dimissioni tardive evidenziano ancora più l’inesperienza a gestire questioni fuori protocollo e non riescono a mettere a tacere la voglia pruriginosa di verità scottanti.
Ma quali possono mai essere queste verità per cui l’intervistata ancora gioca a fare l’ago della bilancia nelle tensioni governative? Non si sa, forse non esistono se non in consistenza del tutto risibile come le questioni emerse in queste due settimane da scandalismo perdurato.
Sappiamo ora che difficilmente il ministro potrà giocare un suo ritorno in politica, ma anche vestire nuovamente i panni di giornalista lo renderebbe assai poco credibile. Gli è costata tanto la vicenda che sarà ricordata in modo indecifrabile, perché anche la vicenda turbinosa della implicazione privatissima rimane totalmente sospesa.
Rimane lei, però. Dice di avere delle documentazioni con le quali intende difendersi, si schermisce con grande sagacia dalle speculazioni sul suo conto. E il suo lancio nel mondo della comunicazione la candida a un sicuro ruolo in questo mondo.
Lascia nella solitudine l’ex ministro, collerico e vendicativo, che nelle dimissioni promette di far pentire coloro i quali in questa circostanza lo hanno calunniato.
Ci vorranno alcuni giorni prima che tutto finisca nell’oblio e i presunti retroscena si dileguino. Ma continueremo ad avere un uomo in collera e una donna vincente. È questa la storia.