Il mondo economico che gira sull’automotive è in crisi non solo in Italia ma anche in Germania. Questo dà titolo ai nostri di fare i saputelli e proporre la revisione dell’imposizione al passaggio all’elettrico non più entro il 2035 ma nel 2025. Questo per dare una spinta all’elaborazione di nuova tecnologia da parte delle nostre imprese e così dare impulso al mercato in forte crisi.
Oramai la vecchia Europa, quella dove è nata l’industria, è stata superata dal resto del mondo. Arranca, è divisa, deve fare i conti con le sue inadeguatezze, ma paga anche dazio per la sussistenza di una sfera dei diritti alla persona a cui nessuno vorrebbe mai rinunciare. Cosa ben diversa nel resto del mondo. Ma se il singolo ma maggiori diritti, maggiore libertà di azione e autodeterminazione questo si fa sentire inevitabilmente anche nel settore produttivo dove le intelligenze progettuali emigrano in terre dove le remunerazioni sono più alte.
Non ha parlato di tutto questo Adolfo Urso, ministro dell’Industria Made in Italy. Si è limitato a fare il primo della classe chiedendo l’anticipazione delle misure atte a diffondere l’elettrico oltre che a chiedere di adottare il nucleare come fonte di energia perché sicura e di terza generazione. Chiaro! Altrimenti sarebbe veramente difficile mandare avanti le quattroruote con le dotazioni oggi disponibili.
E mentre Elon Mask promette viaggi su Marte tra due anni e il pianeta rosso come meta turistica tra quattro, a Cernobbio si celebra il solito lamento sulla crisi e sulla necessità dell’innovazione.
Dobbiamo sempre ricordare che l’ambito della produzione auto con tutta la sua componentistica oggi occupa in Europa circa tredici milioni di persone, pari al sette per cento dell’intera sfera di persone che lavorano. Solo in Italia nell’ambito della produzione di auto e ogni specifico riguardante la sua componentistica coinvolge più di tremila aziende e sempre l’Italia è al secondo posto in Europa per il gran numero di attività impegnate.
L’Ungheria per il 25 settembre ha proposto un vertice che si terrà a Bruxelles. Questi di Cernobbio, quindi, sono solo slogan preparativi in attesa di ascoltare quelli che in Europa hanno voce e capitolo: i tedeschi. E ora proprio loro spingono sull’acceleratore.
Sarebbe tutto bello e tutto giusto se sopra a tutto non ci si ponesse la domanda: per quale gente? Chi potrà permettersi un’auto elettrica di nuova produzione europea? E siamo sicuri sarà competitiva verso chi ha già invaso il mondo coi suoi veicoli elettrici?
Lo scalino allora è quello di aver barattato il terreno dei diritti e delle libertà per abbracciare, come sempre, quello della tecnica e della produzione.
Si accomodino coloro che sopravvivono a questa selezione economica.