La provincia di Ravenna quella maggiormente funestata con l’esondazione dei fiumi e le evacuazioni dalle case di tante persone. Colpite anche la provincia di Forlì e l’area di Bologna dove continua a piovere.
È passato poco più di un anno (maggio 2023) da quando piangevamo e andavamo in soccorso della popolazione alluvionata. E lì fu fatto un provvedimento di urgenza specifico per la messa a tutela delle aree più colpite dell’Emilia Romagna. Arrivarono due miliardi dallo Stato centrale e il governatore Stefano Bonaccini a ringraziare oltre che passare in visita a tutte le aree devastate. Altri fondi arrivarono dall’Unione Europea.
Il fiume Lamone è come sempre il maggiore indiziato di queste bizze del controllo ambientale del territorio. Ma altri fiumi come Marzero e il Senio sono sotto costante attenzione. In provincia di Forlì c’è il fiume Montone.
Non ci si vuole scagliare con la già sinistrata popolazione emiliana ma ci si chiede quali interventi effettivi siano stati fatti nei territori per evitare tutto questo. IN sostanza se sono stati spesi i soldi investiti, se sì quanti e cosa ha impedito il non effettuare invece interventi di prima urgenza.
Un sindaco dell’area intervistato in tivvù se l’è presa con la burocrazia e coi tempi di gestione di questi fondi per articolare risposte conclusive al problema ben presente di questo territorio. Un soggetto dalla politica se la prende coi cambiamenti climatici ammonendo il fatto che andremo sempre più incontro a fenomeni come questi per colpa dell’abusivismo dilagante. Modi, questi, di indicare un nemico che vada costantemente al di là del problema. Argomentazioni, queste, che servono ad eludere il nodo della vicenda per cui ad un anno di distanza e dopo un investimento eccezionale fatto contro questo pericolo costante in Emilia Romagna ci si ritrova davanti lo stesso problema.
Cinquecento interventi di salvataggio in un giorno. È il bilancio dell’immane sforzo per contenere il problema lo dobbiamo concentrare su questo caso per non cadere nello scoramento più totale. Altri dettagli e cause supreme in cui è messo sotto accusa il massimo sistema del cambiamento climatico lo lasciamo ad esperti in fumosità: sempre in tema di inquinamento dell’aria.
Non mancheranno però interrogazioni parlamentari in cui si chiederà conto delle cose fatte con i soldi investiti per l’emergenza in Emilia Romagna. Si risponderà che i soldi non sono mai abbastanza e non sono tutto davanti a un problema immane come la natura che cambia.
Ma noi vorremmo che a cambiare fosse il nostro ordinamento statale annullando la burocrazia e premiando solo l’efficienza. Specialmente davanti l’incombenza di disastri.