ROMA – Il più smart (e sicuro) per eccellenza. Il credito su pegno conquista la fiducia degli italiani che sempre di più affidano i loro preziosi a un servizio che ha 500 anni di storia, ma che, sarà per l’assenza di burocrazia, è in grado di attrarre anche i giovanissimi.
Lo dicono i numeri: sono 6 su 10 oggi le persone che considererebbero il credito su pegno per affrontare spese impreviste, e 1 su 5 lo utilizzerebbe per realizzare un desiderio o un progetto personale.
A raccogliere i dati è il Rapporto Affide-BVA Doxa ‘Gli italiani, i gioielli e il loro valore’, che analizza la ricchezza degli italiani in gioielli e preziosi, esplorando al contempo la percezione, le abitudini e le intenzioni nei confronti del credito su pegno e del mercato dei gioielli di seconda mano.
Storicamente gli italiani sono amanti dei gioielli, tanto che il nostro è “uno dei Paesi dove c’è più proprietà di preziosi al mondo. Molto di più rispetto a Germania e Austria insieme”, racconta Rainer Steger, direttore generale di Affide, società finanziaria leader in Italia del prestito su pegno con 38 filiali, un giro di clienti che negli ultimi anni ha raggiunto quota 300mila, di cui 130mila attivi, e circa quattromila operazioni allo sportello ogni giorno.
Steger illustra i risultati della ricerca a Palazzo Santacroce Aldobrandini, seicentesco capolavoro architettonico nel cuore di Roma, meglio conosciuto come Monte di pietà. È qui infatti che tutto è iniziato, è qui che i romani portavano i loro pegni. “Allora si trattava di grano e farina”, ricorda il Dg. Oggi sono i gioielli e gli orologi. In Italia in media ognuno ne ha 7, un piccolo tesoro spesso proveniente da regali o cimeli di famiglia, il cui reale valore è poco conosciuto.
Ma di questi solo 5 l’anno vengono utilizzati, gli altri restano chiusi nei cassetti. Solo il 17% dichiara di saperne stimare con precisione il valore, mentre la metà riporrebbe fiducia in una certificazione rilasciata da una società di credito su pegno.
PERCHE’ RICORRERE AL CREDITO SU PEGNO
I principali motivi per cui gli italiani ricorrono al credito su pegno sono la necessità di fare fronte a spese impreviste nel 62% dei casi, ma c’è anche chi lo fa (il 19%) per realizzare progetti personali.
“Basta portare il proprio oggetto di valore, che verrà valutato dai nostri esperti. In base a quella stima, Affide rilascerà il prestito, ma il cliente continua a rimanere proprietario del bene. Solo nel 5% dei casi non riesce a riscattarlo e così viene battuto all’asta, e se la vendita eccede il valore iniziale, va al cliente”, spiega il direttore generale.
Dall’analisi, però, emerge che solo il 61% degli intervistati conosce questo servizio, una percentuale in calo rispetto al 2019, quando si attestava al 69%.
A dimostrazione della scarsa familiarità, meno della metà degli intervistati, pari al 45%, è consapevole che sia possibile riottenere il proprio bene. Insomma, in pochi sanno come funziona il credito su pegno.
“Si tratta di una percezione che contrasta con la realtà. Infatti, ben il 95% dei nostri clienti riscattano il loro pegno– spiega Steger- È quindi essenziale informare i cittadini sull’esistenza e sul funzionamento di forme di finanziamento alternative al canale bancario, che possono offrire una risposta immediata alle necessità urgenti, riducendo il rischio di ricorrere a soluzioni illegali come l’usura”.
Proprio l’affidabilità del credito su pegno, un servizio regolato e vigilato dalla Banca d’Italia, spinge un numero crescente di italiani a sceglierlo per trarre profitto dai propri preziosi.
Il 19% degli intervistati opterebbe per questa soluzione, con un incremento di 6 punti percentuali rispetto al 2019, mentre la quota di chi si rivolgerebbe a un ‘compro oro’ è diminuita di 10 punti (45%). La differenza tra queste due realtà?
“E’ semplice- risponde Steger- chi sceglie di ricorrere al credito su pegno è un ottimista, è sicuro di poter riscattare il suo gioiello. E infatti la percentuale di chi ci riesce è elevatissima. Questa crescente fiducia ci motiva a investire nell’innovazione del nostro modello di servizio, puntando su trasparenza, rapidità e accessibilità”, aggiunge.