Per i giornalisti la libertà di poter svolgere il proprio lavoro senza condizionamenti o invasioni di campo da parte del marketing commerciale; per gli operai di poter mantenere il proprio posto di lavoro in Italia per il futuro. E’ quanto accaduto oggi con lo sciopero di due giorni proclamato dai giornalisti di Repubblica, e quello che ci sarà il 18 ottobre, con manifestazione nazionale a Roma, indetto dai sindacati dei metalmeccanici sulla crisi dell’auto Stellantis. E tutti gli interessati, anche se per motivi diversi, si ritrovano uniti contro John Elkann, editore e ‘padrone’ a seconda dei casi. Molto duro il comunicato delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica in sciopero per due giorni “per protestare contro le gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati avvenuti in occasione dell’evento Italian Tech Week. Da tempo denunciamo i tentativi di piegare colleghe e colleghi a pratiche lontane da una corretta deontologia e dall’osservanza del contratto nazionale” affermano. Poi si rivolgono “all’editore – e non padrone – di Repubblica, John Elkann, affinché abbia profondo rispetto della nostra dignità di professionisti e del valore del nostro giornale, testata con una propria storia e identità che non può essere calpestata. La democrazia che ogni giorno difendiamo sulle nostre pagine passa anche dal reciproco rispetto dei ruoli sul posto di lavoro. Ci appelliamo infine alle nostre lettrici e ai nostri lettori: questa redazione non ha mai venduto l’anima. E non sarà mai disposta a farlo”. Una vertenza che ha subito preso una piega politica, tanto da essere messa in prima pagina sul Secolo d’Italia, il giornale di Fratelli d’Italia, il partito della leader e premier Giorgia Meloni. “Un tempo i picchetti li facevano fuori dalle fabbriche, adesso anche all’esterno dei giornali. La famiglia Elkann – si legge sul Secolo d’Italia- è riuscito in un miracolo sociale, un vero capolavoro: unire nella lotta sindacale i colti, gli intellettuali, i borghesi con la penna sotto il naso, con gli operai di studi minori, quelli che arrivano a stento a fine mese e che spesso sono pronti a prendersela con i giornalisti-giornalai, prima ancora che con i padroni. Da oggi tutti lottano contro lo stesso nemico, sia quelli di Repubblica e quelli di Stellantis, offesi, umiliati e ingannati dagli eredi degli Agnelli per motivi più o meno diversi, ma che hanno tutti a che fare col futuro“. Un articolo che prosegue in modo ancora più pesante, e che si può leggere qui per intero.
Tema caldo, caldissimo, quello della crisi che vive il mondo dell’auto marca Stellantis che investe anche il Governo Meloni. Di recente l’europarlamentare del M5S ex presidente Inps, Pasquale Tridico, ha attaccato a testa bassa l’esecutivo: “Nel marketing ‘meloniano’ abbiamo più volte sentito dire che in Italia si sarebbe arrivati a produrre più di un milione di automobili. Nel frattempo da Stellantis, il cui ad Tavares ha percepito una remunerazione da 36 milioni di euro, sono arrivate solo decisioni che ruotano intorno a contratti di solidarietà, esodi incentivati, ricorso agli ammortizzatori sociali, cassa integrazione, offerte ai lavoratori italiani di andare a lavorare in Polonia, produzione in calo, effetti devastanti a cascata sulle imprese e sui lavoratori dell’indotto. Un prezzo salatissimo. La cruda realtà è che il Governo Meloni si è fatto letteralmente prendere per il naso da Stellantis, che da una parte chiedeva e otteneva lauti incentivi, dall’altra si interessava di siti produttivi in altre aree d’Europa, mettendo puntualmente in secondo e terzo piano l’Italia… ” ha sottolineato il capo delegazione del M5S al Parlamento europeo. Anche la segretaria del Pd, Elly Schlein, si è detta “estremamente preoccupata per la mancanza totale di politica industriale da parte di questo governo. Chiaramente – ha aggiunto- c’è preoccupazione per la situazione di Stellantis, crediamo che debba rispettare tutti gli impegni presi… e il Governo deve passare dalle parole ai fatti”. Sul punto è intervenuto anche il ministro Adolfo Urso: “Noi ci aspettavamo, ed era questa la nostra intesa con Stellantis, che aumentasse la produzione di auto nel nostro paese, noi abbiamo fatto quello che ci era stato chiesto, quello che è mancato è la risposta della produzione nazionale come era stato previsto e preannunciato”. Ma il governo, ha assicurato la premier Meloni “farà la sua parte per aiutare i lavoratori anche dialogando con Stellantis… è interesse della politica difendere i siti produttivi e difendere i lavoratori” ha sottolineato Meloni. I sindacati dei lavoratori, in questo caso tutti uniti con una passione come non si vedeva da tempo, hanno indetto 8 ore di sciopero dell’intero settore automotive con manifestazione a Roma il prossimo 18 ottobre. Per i metalmeccanici sono indispensabili urgenti interventi sulle scelte strategiche del settore da parte dell’Unione europea, mirate politiche industriali da parte del Governo e impegni seri e coraggiosi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica”. E per questo chiedono di mettere subito attorno allo stesso tavolo la Presidenza del Consiglio, l’Amministratore delegato di Stellantis e tutte le organizzazioni sindacali.
Lelio Antonio Deganutti
da dire.it