Calcio marcio? Non è una novità. Non sorprende ritrovare tra gli spalti i più acerrimi del tifo milanese assoldati in clan della malavita. Chiaramente, come sempre, con la stessa attenzione usata nei confronti di arresti eccellenti, si dovranno vedere come sono suffragati da prove i capi di imputazione all’indirizzo degli arrestati e come costoro riusciranno a difendersi.
È che purtroppo queste vicende non sorprendono più. Un fenomeno sociale dove girano tanti soldi e dove sono coinvolti diversi attori si creano posizioni di dominio non sempre legittime, non determinate da gerarchie regolari. Ci sono i capi ultras pronti a fare il bello e il cattivo tempo. Roma ha conosciuto il tentativo di pressioni dei tifosi su Lotito e la reazione del presidente che è riuscita a metterli all’angolo i gruppi di pressione con la pretesa di dare un indirizzo. Anche per l’As Roma la giusta e comprensibile simpatia nei confronti dei due allenatori liquidati dalla proprietà – Mourinho e De Rossi– ha toccato livelli ben oltre la legittima protesta.
A Milano dove girano più soldi le organizzazioni si infiltrano con maggiore solerzia. Come per altre storie di club si scopre che questi capi ultras arrestati tenevano contatti con alcuni esponenti di Inter e Milan. È chiaro qui che non si pretende solo di fare guadagni con la gestione dei biglietti ma di esercitare una pressione morale nei confronti di chi scende in campo. L’obiettivo pare fosse quello di gestire per intero il business della vendita allo stadio San Siro. Diciannove le misure cautelari scattate. Sedici di questi sono stati tradotti direttamente nelle patrie galere, altri tre ai domiciliari, più altri Daspo.
E quando la teppa cittadina vuole avere il monopolio di un business vengono meno le antiche rivalità di maglia. Pare che tifosi milanisti e interisti della nuova leva fossero entrati in accordo per cacciar via la “vecchia guardia” recalcitrante verso il nuovo malavitoso in arrivo.
L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata ad estorsione, lesione e resistenza a pubblico ufficiale. Il clima di violenza era palpabile da troppo tempo perché non sortisse in qualcosa di clamoroso. Ed è auspicabile che questi arresti evitino altre derive irreversibile, come il caso Piscitelli a Roma, per intenderci.
Ma la questione fondamentale ora riguarda anche il ruolo delle società in questione. Quanto Milan e Inter sono promotori di questa rete di arresti? Quanto collaboreranno nelle fasi di indagine dato che alcuni loro primi rappresentanti sul campo sono stati direttamente interpellati dai tifosi? Qual è il livello di acquiescenza del team sportivo nei confronti di queste bande di tifosi? La gestione dei club sportivi finalmente ha reagito contro questa indebita supremazia malavitosa oppure se n’è servita fino adesso e ora ha deciso di denunciare perché diventati troppo arroganti e ricattatori?
Tutti ricordiamo una scena ignobile davanti alle telecamere quando (15 maggio 2013) i giocatori del Milan con l’allenatore Stefano Pioli dovettero prestarsi ad ascoltare la ramanzina dei tifosi sulla curva. Era normale tutto questo? Come si è arrivati a farsi determinare da questa bande di “dannati della Terra”?
E sarà molto difficile che nel migliore dei casi questa inchiesta e questi arresti dicano l’ultima parola su una deriva così grande presa dal Calcio italiano.
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