Tutti sanno quanto accaduto il 7 ottobre 2023. Tutti ricordano l’attacco dei soldati di Hamas contro dei giovani inermi durante un gran raduno rave. Quei ragazzi volevano solo divertirsi e trascorrere una giornata memorabile.
Sarà ricordata invece da tutto il mondo, ma per ben altre ragioni. Le milizie armate hanno fatto scempio di quelle giovani esistenze, non limitandosi alla strage di vite ma portando con loro diversi ostaggi con la previsione di un oggetto di scambio davanti l’inevitabile reazione da parte dell’esercito israeliano.
La reazione è avvenuta come non poteva non essere. Polemiche ad Occidente sulla reazione sproporzionata del governo israeliano nei territori occupati, a Gaza, e in ogni dove si riteneva di riportare un ordine etico nei confronti di un esercito di assalitori aventi metodi terroristici. A queste anime belle che contestano l’eccesso di reazione si dovrebbe far provare cosa hanno provato gli israeliani davanti a una violazione dei diritti umani di queste proporzioni.
Gli ostaggi prelevati da Hamas non sono mai stati oggetto di trattativa per chiedere una tregua alle prevedibili aggressioni dell’esercito israeliano – almeno a ciò che è dato di sapere.
Ora si deve trovare il modo di uscire da questa rincorsa agli armamenti, agli attacchi, al sostegno prima nascosto poi evidente di altre nazioni come l’Iran. Il ruolo nullo dell’Europa recita la crisi profonda in cui versa l’Occidente tecnologizzato davanti alla nuova modernità che si sostanzia con l’esaltazione della tecnologia e della corsa agli armamenti finalizzata al dominio sempre più esteso di territori in cui esercitare il proprio dominio. (E i territori più interessanti sono sempre quelli dove si produce alta tecnologia o dove si gestiscono grandi risorse naturali).
L’Occidente, mal rappresentato dagli Stati Uniti, si limita a fornire armi e anche consigli, con qualche tentativo di diktat. Solo che per l’influenza e per la rappresentatività del popolo di Israele siamo oramai arrivati al rovesciamento per cui è un mondo avente in mano i mezzi di produzione e le risorse economiche per gestirle a dare le condizioni, non le superpotenze denominate secondo lo scacchiere del precedente millennio.
Ed è per questo che la guerra israeliana contro gli eserciti confinanti è maledettamente importante per il resto del mondo. Maledettamente, perché non riguarda solo un problema umanitario – e già di per sé l’argomentazione sarebbe necessaria. Bensì perché riguarda ogni angolo del mondo, come simbolo e come sintomo di un problema che attanaglia ogni dove.
In questo contesto di guerra che riguarda oramai tutto e tutti resta inutile –anche se giusta – la ripetizione della litania: due popoli due stati. IL riconoscimento pieno della soluzione Onu presa nel lontano 1948 deve essere pienamente assorbita da ogni governo del mondo e recepita come irrefutabile.