Prendiamo una pausa dal flusso di dichiarazioni, controdichiarazioni, fatti e contro fattualità … C’è un evento che ci sconvolge o meglio ce ne sono tanti, ma talmente tanti da doverci fermare un attimo per ricomprenderli tutti in una considerazione complessiva.
L’evento centrale consiste nella partecipazione come cantante di Elly Schlein a un concerto rap in cui calca la scena e interpreta il ruolo di rapper insieme a J Ax. Chiaramente la segretaria può fare quel che vuole e interpretare il suo ruolo come meglio ritiene. Solo che questa invasione di campo da parte di chi ha un ruolo diverso nella società affiora costantemente tra i primi interpreti della nostra classe dirigente.
C’è Salvini che avendo il dicastero dei trasporti, con un paese paralizzato per problemi ancora non delineati alla consapevolezza, di tutti si mette a postare dei twitt totalmente evasivi che mostrano una persona che sta giocando, non uno che sta sul pezzo sui problemi. Si risponderà facilmente che quella probabilmente è il lavoro di un addetto stampa non consapevole della contingenza del momento ma impegnato a tener sempre viva l’immagine del Segretario della Lega. Se così fosse anche la rete degli addetti alla comunicazione dovrebbe essere maggiormente ancorata alla realtà del momento visto che il twitt vive e interpreta il momento, non altro.
Gli esempi si potrebbero moltiplicare e non lasciano a secco nessun orientamento politico. La nota comune riguarda una classe dirigente della politica che nel disperato tentativo di parlare al senso comune gestisce una dialettica-tipo tale per arrivare a tutti, nessuno escluso (si ritiene).
È una condizione di disperazione totale perché significa che se non adottano uno stile stradaiolo i soggetti non sarebbero mai compresi, riconosciuti e accettati. Solo che qualcuno dovrebbe consigliare loro il pericolo di essere equiparati alla strada nella quale vogliono parlare e pontificare. C’è la certezza assodata oramai della similitudine totale del rappresentante verso i rappresentati. Un tempo l’elettore sceglieva un personaggio ritenuto migliore di lui.
Nella crisi dei nostri tempi questa persona non esiste. E se esiste è detestata. Perché se migliore, come arricchimento culturale, spirituale, morale, intellettuale … è perché c’è stato un abuso nelle naturali condizioni di vita. La lotta di classe scendendo all’invidia di classe è riuscita a livellare tutto e tutti per cui si riconosce come proprio rappresentante solo un simile, mai una persona in grado di dire qualcosa di diverso o maggiormente accorto rispetto quanto avremmo potuto dire noi.
La massima rappresentazione di questa tendenza è stata nello scherno subito dal neo ministro della cultura Alessandro Giuli quando ha tratto della semplice riflessioni sulla situazione epocale durante una manifestazione pubblica in cui è stato invitato. Non ha riferito nulla di eccezionale. Si è semplicemente azzardato a dire qualcosa di diverso da una dichiarazione di circostanza.
Questo non piace a chi vuole riconoscere in chi guida il paese un’identità psico-attitudinale a ventre molle della società onde poi lagnarsi di tanta pochezza ma sentirsene rassicurato.
Mala tempora currunt!