Le avevano chiesto di rincarare la dose di contumelie contro Donald Trump. Il tycoon ha raggiunto e pare oramai superato il vantaggio col quale Kamala Harris pensava di gestire l’ultima parte di campagna elettorale. Niente di tutto questo.
Kamala deve invece darsi da fare, e tanto! Non scherza allora quando stigmatizza il suo avversario. Ha infatti detto di lui: “considera tutti coloro che non sono con lui dei nemici del Paese”. Rincara durante il comizio in Pennsylvania: “lo sappiamo con chi se la prenderà: giornalisti, funzionari elettorali e giudici. Per questo credo che un secondo mandato di Trump sarebbe pericoloso”.
Detto così e se fosse vero non si capisce cosa sia da augurarsi perché se perdesse le rappresaglie mosse dal rancore dovrebbero essere anche peggiori che se vincesse.
Ma sono parole in libertà da campagna elettorale che comunque tradiscono un nervosismo trasudante di collera e questo non dovrebbe essere nella democrazia più antica e rappresentativa del mondo.
Il campo operativo serve però a tutte le democrazie per osservare, come se fosse in vitro e cioè in piena sperimentazione da laboratorio, le varie storture di funzionamento del sistema elettivo e del suo congegnarsi con l’elezione al Senato. Si rischia per la composizione dei collegi di avere “l’effetto dell’anatra zoppa” per cui il nuovo eletto ha lo scranno ma non la maggioranza nel più rappresentativo collegio legislativo. E allora deve lavorare tanto di tessitura. Questo destino potrebbe capitare sia a Trump che a Kamala Harris.
Ma la beffa peggiore potrebbe essere quella dell’effetto Hillary Clinton per cui si prendono più voti ma male distribuiti per i vari seggi per cui se ne ottengono di meno, per tanto l’altro – e in quel caso fu proprio Donald Trump – riuscì ad essere eletto.
Ma sono effetti di stortura nel funzionamento del sistema elettivo che si vedranno solo una volta effettuatisi. Ad oggi la contesa tra i due sta sulle parole e sulle stilettate non sempre eleganti inferte l’uno contro l’altra o viceversa. L’altra raffigurazione tipica dei rivali appaiati sullo stesso grappolo di voti decisivi per vincere consiste nell’occupazione dell’argomento elettorale dell’altro. Ma è un esercizio da fare con grande cura perché il pericolo è perdere la faccia.
E allora Kamala Harris ammette tranquillamente di avere una pistola e di essere pronta ad usarla qualora un intruso entrasse in casa. E lo dice ridendo per poi aggiungere che i ragazzi dello staff della comunicazione metteranno a posto questa dichiarazione incauta.
Donald Trump si affida alla moglie la scrittura e la pubblicazione di un libro in cui si rivendica il diritto all’aborto. Ciascuno deve tentare di pescare nell’orto dell’altro per vedere di captare qualche indeciso. Ed è proprio un manipolo di soggetti oscillanti che alla fine decideranno le sorti di questa avvincente campagna elettorale, quindi il destino dell’America e anche il destino del resto del mondo.