Tutta la credibilità dell’Onu nella sede Unifil in Libano. IL ministro della Difesa Guido Crosetto ha parlato al Senato entrando nel merito dei recenti attacchi israeliani alle basi libanesi e ne ha concluso che quella missione va rafforzata, pena perdere la credibilità. Non parla stavolta a nome del nostro paese, come sempre dovrebbe, visto il suo ruolo. Ma per conto dell’Onu.
Siamo in una rappresentazione del reale in cui i ruoli spesso di scambiano. L’aggredito diventa aggressore, la vittima carnefice, il comprimario si impone come protagonista o almeno portatore di un ruolo. E ciascuno vuole dare lezioni, sapendo perfettamente che le sue parole finiranno al vento contando in questo scenario meno di nulla.
Succede anche che l’ex ministro di diverse legislature fa, Minniti, dia i suoi diktat coniugando i verbi a disposizione in modalità imperativa. Lo stesso non si vede perché non debba farlo il ministro in carica. E chiaramente anche il nostro Super Guido nazionale ha la sua: “Israele rispetti il diritto, i civili e l’Unifil. Una fuga dal Libano minerebbe la credibilità dell’Onu”. Tutti immaginano Nethaniau sussultare dopo un’asserzione così forte che non lascia spiragli né possibilità di uscita.
E poi i nostri bravi soggetti campioni di pluralismo e avanzamento democratico danno la lezione invocando la diplomazia. “Continuiamo a lavorare ad una soluzione diplomatica – ha sempre detto Crosetto. Ma non dice cosa significa “diplomatica”, quale spessore dare a questa asserzione nella quale può esserci di tutto, dall’osteggiare l’invio delle armi, alla cessazione di ogni contatto commerciale e industriale, fino alla marcia per la pace a Tel Aviv … E poi si arriva all’inevitabile paradosso: “ad Israele diciamo di aiutarci a rafforzare Unifil e le forze libanesi per fare in modo pacifico quello che sta facendo con le armi”. Parola di Crosetto.
Tra le parole di esplicazione di una situazione oggettivamente difficile e con le prospettive di modifica ancora tutte aperte per la modificazione di alcune impostazioni sostanziali, Crosetto fa notare all’aula del Senato semivuota che lui sta lì per ossequio a questa Camera. Immediatamente dovrà prendere l’aereo che lo conduce a Bruxelles dove saranno decisi nuovo contegno e nuove regole di ingaggio nella presenza Nato in quel clima di guerra.
Un parlare a suocera perché nuora intenda sul fatto che la situazione potrebbe diventare ben più incandescente mentre i nostri primi rappresentanti del popolo appaiono troppo impegnati in questioni loro per capire, meditare e apprezzare il lavoro che si sta facendo. E anche qui stiamo parlando di un ruolo mancato, quello dei controllori e di coloro che esercitano la facoltà di dare indirizzo alla moltitudine di input presenti in ogni dove.
Abbiamo invece una presenza parlamentare che indica l’inerzia del nostro sistema politico e un ministro tuttofare impegnato anche a voler dare le massime in verità arrivate da qualche altra parte.
Quale idea di diplomazia può emergere dalla palude? La delega alla soluzione non può che essere affidata a una superpotenza in grado di mettere i contendenti attorno al fatidico tavolo convincendoli sulla base della credibilità e della convenienza derivata per entrambi. Ma questi non siamo noi.