Le piogge e i pericoli di esondazione in diverse realtà dell’Italia settentrionale, ma anche in Sicilia, riportano il tema di attualità dello straripare dal solco originario. Ed è sicuramente per queste ragioni che il ministro Carlo Nordio adotta la modalità della retorica con la quale si prende una parola chiave di attualità per portarla in altro contesto. Quello degli organi giudicanti in eterno conflitto con l’attività legislativa.
Non può sfuggire il fatto che l’elemento scatenante sia la negazione della convalida alla nave della Marina Militare per il trasporto dei dodici migranti perché, secondo i parametri dell’Unione Europea sono considerati provenienti da realtà “pericolose”. Si tratta di una materia in cui è l’Unione Europea a dettare il disciplinare, non il nostro ordinamento che è diverso e non condivide questa determinazione.
Vari rappresentanti di governo in ordine sparso hanno trovato questa decisione come un attacco alla loro credibilità e hanno girato l’accaduto come un’ingerenza della sede giudicante in ambiti che non le dovrebbero competere.
Tra questi, appunto, Carlo Nordio. Sua l’accentuazione più acuminata. È infatti proprio il titolare del dicastero della Giustizia specifica come la reazione sia stata contro questa sentenza, non contro la magistratura tout court. “Non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro, è una decisione di alta politica”. E ancora: “Queste decisioni inoltre rischiano di creare degli incidenti diplomatici perché definire non sicuro un Paese amico come il Marocco può anche creare dei problemi”.
Ma c’è sempre la replica che a dare questo parametro non è la magistratura bensì l’Unione Europea che si fa carico della legislatura corrente in materia. La valutazione di “non sicuro” non entra in un giudizio di merito sullo Stato così considerato ma deriva da un approfondimento di tipo statistico riguardante la presenza di devianza sociale e di organizzazione criminale ordinaria e con obiettivi politici. Tutto questo per non consentire l’immigrazione nel continente europeo di rappresentanti di questa tipologia umana.
Ma qui arriva il prestito linguistico dell’espressione: “esondazione”. Ma anche nel caso in cui il magistrato di turno abbia semplicemente applicato il pronunciamento della Corte di Giustizia Ue ha senso esprimersi così?
In effetti chi ha decretato ha risposto ad un’interpellanza diretta pervenuta alla magistratura grazie ad un intervento dell’opposizione. Investita del problema non poteva che agire in questo modo.
Ora raccolta il game a favore l’opposizione non si ferma. Un rappresentante di Italia Viva dichiara di caricare le spese all’indirizzo di Giorgia Meloni con un’interpellanza alla Corte dei Conti.
L’Italia è un paese dove la contesa non ha mai fine. Aggiudicata una partita si provvede immediatamente a trarne il massimo del profitto. Che fosse l’Italia, per tanta esondazione, un paese insicuro?