Istituzioni e famiglie sempre più vicine, grazie alla Regione Lazio. Uniamo Caregiver, voluta espressamente dall’assessore regionale alla famiglia Massimiliano Maselli è una manifestazione che ha voluto dare valore, dignità e parola agli assistenti familiari. Presenti tutte le forze politiche che, trasversalmente, hanno aderito sposando una spiccata progettualità a breve e medio termine. “Diamo voce a chi non ne ha avuta sino ad ora – afferma Maselli – la stessa incognita sul numero esatto di Caregiver nel Lazio, ad esempio, prossimo a 25mila, è inaccettabile. Occorre un censimento preciso che dia un senso anche allo stanziamento di 1,3 milioni di euro a favore di questa disabilità; come per il progetto Tobia, nato per dare tutela medica, in tutti gli ospedali del Lazio, a persone che hanno bisogno di assistenza, affetti da disabilità grave o gravissima. O come per il “progetto autismo calma sensoriale”, utile a formare il personale dei negozi nell’accoglienza di persone speciali. Il fine ultimo deve essere quello di abbattere tutte le barriere, non solo architettoniche, ma soprattutto sociali, economiche e culturali. Il nostro obiettivo è realistico: Entro il 2035 la regione Lazio sarà pienamente inclusiva.
L’entusiasmo trapela anche dalle parole del presidente Unicoop Lazio, avv. Lorenzo Stura: “Unicoop esprime apprezzamento e soddisfazione per questa prima giornata dedicata ai caregiver. Quella approvata è a tutti gli effetti una legge chiara e completa, dove si parla anche di giovani, riconoscimento e valorizzazione delle competenze acquisite, agevolazioni per mantenere il posto di lavoro ed altro ancora. Con questa legge si favorisce il coordinamento tra il caregiver e il sistema integrato di servizi sociali che, implementando gli interventi comunali, eroga servizi privati aggiuntivi e innovativi nell’ottica di condivisione degli obiettivi. E la stessa integrazione tra il servizio sociale e quello sanitario è un fondamentale traguardo che favorisce la continuità delle cure a tutti coloro che vivono in condizioni di disabilità, cronicità o fragilità. La complessità sociale in cui viviamo, altresì, necessita della creazione di reti sociali territoriali integrate tra il terzo settore e gli enti locali, utilizzando strumenti come la coprogettazione/accreditamento per rispondere meglio e in maniera più efficiente all’aumento del fabbisogno dei servizi, eliminando possibili duplicazioni di interventi. In conclusione, il nostro auspicio è che le intese di cui all’art. 9, oltre ad agevolare la creazione di piani di welfare interaziendale, pongano un argine al lavoro nero e sommerso attraverso un sistema di verifica e controllo che vada a favorire la regolarità occupazionale contrattuale e, di conseguenza, l’innalzamento della qualità del servizio”.