Che ci fa un personaggio selezionato tra il mondo del centrosinistra e promosso sul campo come massimo incarico politico (dopo quello di ministro) al dicastero della cultura? Ma è lo stesso personaggio villaneggiato sui Social dalla destra per la sua presunta vita privata.
E su queste polemiche di cortile la popolare trasmissione televisiva Report ci inzuppa il pane diffondendo il malumore presente a destra per questo incarico incauto dato da Giuli. “Un passo falso” … “Una cosa inspiegabile” … Lo chiedono a chiare lettere gli ex solidali di coalizione e di partito al ministro in persona. Che ci sta a fare al massimo scranno del Collegio Romano? Fa il passacarte seguendo segnalazioni che gli arrivano da altre sedi? Oppure fa il paraculo e mette dentro amici suoi? Ci fa o c’è?
Ed è per questo che Giuli in persona è salito a Palazzo Chigi per chiarire col presidente del Consiglio, sempre in persona. Sì, perché le persone e quello che fanno nella loro specifica, particolarissima, vita sono più importanti delle tessere che spostano o che coprono.
E in molti oramai vogliono capire quale nome dare alla maledizione che ha colpito il Collegio Romano.
Avevamo lasciato la soap opera col precedente ministro e ne avremo strascichi attraverso gli aggiornamenti in sede di contenzioso legale. Ci eravamo abituati all’idea di un ministro sognatore dedito a motteggiare Heidegger in sede di cerimonia pubblica.
E adesso ci troviamo dentro una bomba innescata nel dicastero che un tempo era consolatorio per la grande politica. Oggi con la cultura non solo di mangia ma si cresce politicamente, in termini di consenso e visibilità, anche per gli altri settori sono prosciugati come possibilità e come strascico polemico costantemente presente. Ora questa italica condanna arriva anche nella sede centrale del ministero della cultura.
Ed è così che a pochi giorni di insediamento il nuovo capo di gabinetto è indotto alle dimissioni. Ma dovrebbero e potrebbero essere solo le premesse per le dimissioni del ministro in persona reo di mancata accortezza e aver determinato col suo incarico tutto questo casino. Proprio quello di cui il ministero non aveva bisogno.
Da un aspirante filosofo di aspettavamo maggiore senso di centralità dello spirito presente nel proprio essere in corso (questa il filosofo seguace di Giovanni Gentile la capisce). Non è stato così. Un altro estemporaneo in una corte di estemporanei potrebbe essere troppo anche per la forte Giorgia.