Il supermercato degli spioni: “Dossier contro Letizia Moratti e La Russa, trojan nei cellulari dei dipendenti di Erg, Barilla e dei giornalisti”
Emergono dettagli inquietanti sulla maxi inchiesta della Procura di Milano e della Dda per dossieraggio e accesso abusivo a data base istituzionali.
Le indagini sono durate anni e non si sono ancora concluse, vedono coinvolte figure di spicco del mondo imprenditoriale, della finanza e “agenti di polizia infedeli”.
Tra gli indagati anche il nome di Leonardo Maria Del Vecchio, 29 anni, uno dei sei figli dello storico fondatore di EssiLux, l’azienda leader mondiale nella produzione di occhiali. Il giovane imprenditore è accusato di aver raccolto informazioni riservate sui familiari nella lotta alla successione.
L’ORGANIZZAZIONE
Il Procuratore Nazionale Antimafia Melillo l’ha definito “un gigantesco mercato delle informazioni”.
Il cuore dell’organizzazione era l’agenzia investigativa Equalize srl. Una società legata al Presidente della Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali e gestita dall’ex ‘superpoliziotto’ Carmine Gallo.
Grazie all’informatico e hacker Samuele Calamucci, l’agenzia Equalize aveva “una posizione di vantaggio enorme rispetto alla necessità di corrompere operatori di polizia al fine di ottenere le informazioni contenute nella banche dati”.
GLI SPIATI
Politici, imprenditori, giornalisti. Nelle carte dell’inchiesta, alla voce ‘spiati’, c’è di tutto.
A partire da Letizia Moratti, all’epoca dei fatti – è il 2022 – candidata alla presidenza della Regione Lombardia. Secondo i magistrati, Pazzali avrebbe chiesto a Gallo “informazioni riservate su Moratti allo scopo di reperire qualche notizia pregiudizievole idonea a mettere in cattiva luce l’immagine di Moratti, favorendo così la candidatura di Attilio Fontana”.
Nel mirino della banda degli spioni anche il presidente del Senato Ignazio La Russa e i suoi figli. Lo stesso dice: “Conosco da anni Enrico Pazzali che ho sempre ritenuto una persona perbene e vorrei poter considerare, fino a prova contraria, un amico di vecchia data. Attendo di avere altri elementi, quindi, prima di un giudizio definitivo assai diverso su di lui. E’ noto che i suoi attuali ruoli in Fiera non dipendano da FdI ne tantomeno da me e sono stupito più che allarmato, dalle notizie di una sua azione di dossieraggio nei miei riguardi. Sono infine disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli, Geronimo e Leonardo, debbano pagare la ‘colpa’ di chiamarsi La Russa se risulterà confermato che anche loro sono stati spiati. Ora l’unica cosa che mi premerebbe sapere è chi possa aver commissionato il dossieraggio contro la mia famiglia”.
Ma anche accessi abusivi “ai telefoni e computer del presidente di Cassa Depositi e Prestiti e già presidente di Fiera Milano, Giovanni Gorno Tempini, del giornalista Guido Rivolta che aveva lavorato con lui, della manager di relazioni pubbliche Giuliana Paoletti, del caporedattore del Sole 24 ore Gianni Dragoni e del giornalista di Repubblica Giovanni Pons, acquisendo informazioni sui loro contatti e spostamenti, studiando le loro chat WhatsApp con le parole chiavi ‘Pazzali’, ‘Eur’, ‘Fiera’, ‘Fontana’ e ‘Bonomi’”.
Materiale che Pazzali avrebbe utilizzato “nei suoi rapporti con Paoletti e con Daniela Santanchè: con Paoletti per rimproverarla di ‘aver parlato male di lui’; con la ministra del Turismo il 24 gennaio 2023 per ‘screditare Rivolta e tentare di boicottarne’ le voci di ‘nomina nello staff del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni’”.
Ci sarebbero anche ricerche su Silvio Berlusconi. Nel luglio 2022, Pazzali chiede a Gallo di verificare se la manager di Autogrill Simona Gelpi (oggi in Barilla) “ha qualche roba con Berlusconi”, richiesta che “mi arriva dalla senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli, mi fa un po’ paura”.
E verifiche su “informazioni compromettenti che possano escludere il Presidente del Milan ed ex vertice di Eni ed Enel Paolo Scaroni dalla corsa ad a.d. della società Milano-Cortina 2026″.
Poi i dossier sui dipendenti dei grandi gruppi aziendali. Secondo i magistrati, i manager interni del colosso petrolifero Erg avrebbero indagato sui “dipendenti” per sapere se “sfruttino in Borsa notizie dell’azienda”, installando “un virus-trojan” per captare “conversazioni, anche quelle intime e personali su WhatsApp, nella piena e condivisa consapevolezza di manager Erg”.
Dinamica analoga a quanto accaduto in Barilla, attraverso il capo della security Maurizio D’Anna, che avrebbe “commissionato un’acquisizione illecita di tabulati telefonici di alcuni dipendenti con il proposito di verificare se qualcuno tra loro avesse passato informazioni sul management al giornalista Andrea Deugeni di ‘Milano Finanza’”.