La Terra e nello specifico il nostro paese vivono una congiuntura climatica eccezionale nella Storia. Qui non si vuole entrare nel tema dei cambiamenti climatici e di quali siano le loro cause – se naturali, dovute a modificazioni dell’ecosfera, dei livelli di emissione del Sole, o se siano causati dall’aumento dell’anidride carbonica determinata dall’industrializzazione.
L’avvicendarsi dei eventi catastrofici dovuti alle inondazioni a sua volta generate dalle precipitazioni meteoriche sono una realtà rilevata sui notiziari di tutto il mondo. Tanto che i passaggi da una parte e l’altra della Terra sono qualcosa di sensibile all’evidenza. Non occorre avere una conoscenza di meteorologia o di climatologia per vederlo.
È chiaro quindi come in questa fase storica la Terra sia interessata a questi fenomeni e debba fare qualcosa. Il nostro paese volle cogliere una grande occasione dopo la pandemia del Covid quando con il PNRR arrivarono, grazie all’Unione Europea, fondi in una quantità inimmaginabile per dare un riassetto alla nostra rete infrastrutturale. Erano un’occasione per sistemare tante questioni sospese circa le vie di comunicazione stradale ed edilizio nel nostro paese facendo così muovere l’economia rimasta ferma per divieto di Stato per tanti mesi.
Gli stanziamenti ci sono stati, da alcune parti si sono anche avviati i lavori ma siamo ben lontani dal poter dire di aver fatto anche solo un passo avanti. L’esempio più volte citato è quello dell’Emilia Romagna soggetta in due occasioni distanziate nel tempo da inondazioni eccezionali che oramai tanto eccezionali non sono più.
Sullo stesso crinale fanno impressioni le immagini di Valencia colpita dal nubifragio dove poche ore hanno totalmente cambiato il tessuto connettivo della città trasformandola in acquitrino con cataste di macchine accatastate ed edifici in rovina.
Potrebbe capitare lo stesso a qualsiasi delle nostre città. Tanto più che l’origine delle opere strutturali hanno spesso riferimenti alla Storia più che alla funzionalità contemporanea o al necessario adeguamento. Tra l’inizio dell’Unità d’Italia fino al Piano Marshall con la ricostruzione fattuale del nostro paese, molto si è fermato qui.
Bisogna invece ricominciare e si deve farlo in fretta. Gli esperti riportano nel nostro paese la presenza di 7.546 corsi d’acqua torrentizi. Sempre dati alla mano esistono ventimila chilometri di questi torrenti che scorrono nell’oblio dei più perché al di sotto del suolo stradale nelle nostre città.
Stante la premessa delle catastrofi come possibilità immantinente, ma anche la vetustà delle opere edilizie e infrastrutturali nel nostro paese, si deve al più presto innestare un profondo adeguamento di questo patrimonio pubblico e privato.
Gli uffici preposti sanno perfettamente tutto dove sussistono le realtà maggiormente a rischio. Non si debbono fare degli studi in cui si pagano dei presunti studiosi perché facciano un rapporto e ci vengano a dire, facendo così passare inutilmente del tempo.
Bisogna fare in fretta nel realizzare questo processo di adeguamento e di risanamento strutturale. Farlo senza litigare. Realizzare, se necessario, ma sarà sicuramente necessario, un’intesa generale come per un grande governo di unità nazionale. Come il paese si unì a fine anni Settanta nella giusta guerra contro il terrorismo oggi deve farlo contro le catastrofi pronte per arrivare. Si tratta di un passaggio in cui il paese, con disposizione di lavoro e capacità di mobilitare nuove economie potrebbe trovare anche la forza di un risanamento economico. E si deve far in fretta.