La notte del 31 ottobre 2024 si ricorderà in mondo speciale tra le nostre ricorrenze di Halloween. A via Nazionale in Roma, davanti al Palazzo delle Esposizioni, sono stati affissi dei murales firmati da Harry Greb, un famosissimo street artist.
La trovata è quella di mettere in fecondo connubio i personaggi del film Frankestein Junior e gli attuali mostri della politica. Così almeno recita la sarcastica trovata della soluzione immaginifica.
Si vedono infatti la presidente del Consiglio, il ministro della cultura Alessandro Giuli, l’ex ministro Gennaro Sangiuliano, rispettivamente sulle braccia di Frankestein – proprio il volto del film famosissimo.
La trovata insegue anche la celebrazione del cinquantesimo anniversario dell’uscita del film, quindi la riproposizione della pellicola in molte sale. Ma la trovata consiste anche nella titolazione all’opera della street art. “Futurismo”. Ma l’espressione è graficamente sovrapposta all’effetto di una precedente dicitura invece coperta: “Fascismo”.
Ma qui, prima che partano i voli pindarici dell’interpretazione, il riferimento guarda alla mostra dedicata al Futurismo prossima all’apertura: martedì 3 dicembre proprio alla Galleria nazionale di Arte Moderna davanti alla quale sono stati affissi i murales.
La fascinazione, o più semplicemente la parte divertente, di queste operazioni consiste nella liberalità di proporre interpretazioni oscillanti dall’evasivo puro, alla provocazione allusiva o irridente, oppure alla provocazione di taglio strettamente politico. Come dire: ci sono dei mostri ancor più raccapriccianti di quelli prodotti dalla fantasia, tanto da far ridere se messi a diretto confronto con quelli attuali.
Ma c’è anche l’operazione assai più sagace di fare clamore, far parlare, indignare come divertire. E farlo con opposte pari intensità. Tutto a sostegno del momento apicale e dell’evento da promuovere.
Ma anche questa ultima interpretazione si presta a un taglio politicistico perché l’effetto potrebbe essere quello di mettere in burla un problema serio, come la fascistizzazione delle nostre istituzioni di governo, tale da non considerare questo come problema reale, bensì un derivato della nostra immaginazione produttiva. Proprio come il personaggio Frankenstein di Mary Shelley.
Anestetizzare parlandone e rappresentandolo il problema della sovrapposizione del fascismo alla spinta artistica del futurismo fino alla domanda iperbolica: ma questa stessa operazione sui muri di via Nazionale non è anche essa stessa ascrivibile al tipo del Futurismo?
La discussione diventa infinita e si perde fino all’inconsistenza e alla sconnessione del contatto con quanto effettivamente significa nella dimensione del regime che consente alcune espressioni e nega altre. Tanto che questa discussione inutile è concessa e altre no? Il quesito è che forse in questa sovrapposizione tra Futurismo e altro dal Futurismo già ci siamo dentro e non ce ne siamo accorti. L’arte sta sempre avanti. Altrimenti non è arte.