C’è un responso che è già stato dato in queste elezioni americane. È quello dei Social. Afferma Trump. Non è sufficiente il sorriso di Kamala, la sua fascinazione, il voler parlare a tutti i ceti, le concessioni fatte all’orientamento repubblicano, il savoir faire mostrato nelle occasioni pubbliche a dispetto di un certo atteggiamento primitivo del roscio e germano di origine Mister Donald. Fa impressione la bordata lanciata alla sua eterna oppositrice repubblicana, Liz Cheney, che ha confermato l’indicazione per Kamala Harris. Trump ha detto di poterla anche “eliminare”. Basterebbe per bruciare qualsiasi candidato se dichiarasse una cosa del genere. Ma le esaltazioni verbali di Trump paiono invece galvanizzare il suo pubblico.
Tutto diverso il lavoro per la candidata democratica. Kamala Harris ha dovuto gestire una corsa assai più breve. Lei è partita il 21 luglio quando finalmente l’ottuagenario Joe Biden ha mollato la presa per evidente incapacità poter gestire un ruolo di così grande responsabilità e di tanta presenza di spirito. Ma per i tempi brevi con cui si caratterizza la comunicazione oggi potrebbe essere un vantaggio. Così non lo è stato per Kamala Harris che invece ha inanellato gaffe alle quali non ha avuto il tempo materiale di riparare. Prima fra queste, la dichiarazione – data durante l’intervista alla televisione, quindi non strumentalizzata o artatamente riportata sul giornale– in cui lei ridendo dice di avere una pistola e non esiterebbe ad usarla se qualche sconosciuto entrasse in casa sua. Va bene fare una concessione a un tema molto caro agli americani però investirsi in prima persona e con quella leggerezza di una persona qualunque, non si addice alle responsabilità che deve rivestire il presidente degli Stati Uniti.
Ma non è davvero solo per questo se i Social preferiscono Donald Trump. Lui è partito da sempre. Possiamo dire sia nato in corsa. Pare non abbia fatto niente altro nella sua vita che il candidato per la presidenza. Non ha mancato una gaffe per rilanciare e porsi in chiave macchiettistica. Così come quando giorni fa è stata definita “spazzatura” l’affluenza di pubblico ai suoi discorsi si è vestito da spazzino pronto ad andare a raccoglierne di altra mondezza.
Così come quando ha voluto irridere la sua avversaria che diceva di aver lavorato presso Mc Donald, falsificando questo dato secondo la versione contro voce a cui non riusciva di verificare il dato. Si è vestito allora da commesso al Mac Donald ed ha iniziato a servire i meravigliati avventori onde poi esser stato pubblicato come questi fossero in verità attori (fatto molto prevedibile) e come anche questa sceneggiata non rispondesse a vera attività.
Ma la differenza sostanziale tra i due si rileva dal fatto che dai media Donald Trump somiglia un po’ alla società a cui chiede il voto mentre Kamala Harris non riesce a discostarsi dal suo stile da Sofisticated Lady. E oggi, a differenza del mondo antico fino a tutto il Novecento, le persone votano chi sentono somigliare a loro, non una persona troppo lontana come livello intellettuale o di agiatezza di vita.
Anche le gaffe di Trump sono diventate virtù, invece. Come quella per cui gli immigrati dal Messico che erano dediti a cibarsi di cani e gatti. È diventata con l’uso delle parole effettive di Trump un motivo accattivante ed è diventata una burla di cui non si riconoscono le connotazioni razzistiche.
Forse un bianco di genere maschile ha molto in meno da dover dimostrare tanto da potersi permettere di essere ironico, ma la sua presenza su tutti i Social lo vede del tutto egemone in questa campagna elettorale. Aiuta in tal senso anche l’amicizia con Elon Musk ma è difficile capire se questo dato porta voti o gli toglie.
Di fatto questa campagna elettorale dovrà confermare il dato per cui la popolarità sui sistemi di comunicazione di massa non necessariamente significa voti. Oppure sconfessare questa credenza. In ogni caso questa elezione farà Storia ma anche scienza in questo contraddittorio mondo dell’espressione pubblica e del suo ritenuto gradimento. Su questo piano Trump ha vinto. Si deve vedere se riuscirà a portarlo anche al momento del voto.