Steve Witkoff, nuovo emissario scelto dal presidente eletto Donald Trump per il Medio Oriente, porta con sè un’importante risorsa: una linea diretta con Trump stesso, secondo quanto riportato da fonti vicine all’amministrazione; Witkoff assume l’incarico in un momento critico, con il conflitto tra israeliani e palestinesi più violento dal 1948.
Trump ha delineato obiettivi ambiziosi per la regione: porre fine al conflitto a Gaza, favorire un accordo di normalizzazione tra Arabia Saudita e Israele e cercare di rinnovare il processo di pace israelo-palestinese. Come Jared Kushner, ex consigliere e genero di Trump, che aveva guidato il “peace team” alla Casa Bianca, anche Witkoff proviene dal settore immobiliare ed è esperto in negoziazioni. Nel comunicato di nomina, Trump ha sottolineato l’esperienza di Witkoff nel settore privato: “Steve ha reso più forti e prosperi tutti i progetti e le comunità con cui ha lavorato; sarà una voce instancabile verso la pace“.
Witkoff – ebreo e filoisraeliano – è uno dei più stretti amici di Trump, con cui ha condiviso molti momenti di svago e affari. Durante la campagna elettorale, ha agito come referente di Trump per la comunità economica ebraico-statunitense. Sebbene non abbia esperienza diretta in diplomazia medio-orientale, Witkoff si rivolgerà direttamente ai leader israeliani, palestinesi e arabi, forte del sostegno personale del presidente. Un supporto che, secondo fonti vicine a Trump, sarà un vantaggio significativo nella sua missione.
Anche Kushner – privo di esperienza diplomatica al suo ingresso nell’amministrazione – riuscì a mediare gli Accordi di Abramo, che coinvolsero Israele, Emirati Arabi Uniti, Baharain, Marocco e Sudan.
Trump ha ribadito pubblicamente la volontà di porre fine rapidamente al conflitto a Gaza. Tuttavia, il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo governo non appaiono intenzionati a fermare le ostilità, nè hanno presentato un piano credibile per il post-conflitto.
Oltre alla pace a Gaza, Trump mira a raggiungere due obiettivi: una normalizzazione tra Arabia Saudita e Israele, e un nuovo accordo di pace israelo-palestinese; questi obiettivi sono interconnessi, poichè la conclusione del conflitto a Gaza è condizione fondamentale per avviare un processo di pace regionale, su cui fare scorrere accordi economici, oltre che politici. L’Arabia Saudita – infatti – ha chiarito che un accordo di normalizzazione con Israele è possibile solo con progressi concreti verso uno stato palestinese.
Trump ha inoltre nominato l’ex governatore dell’Arkansas, Mike Huckabee, ambasciatore Usa in Israele. Huckabee, fermo sostenitore delle colonie israeliane in West Bank, e dell’annessione di parte del territorio palestinese, rappresenta una figura controversa. Il tema delle colonie, e in particolare la possibile annessione, è una questione delicata per i palestinesi e per molti paesi arabi, inclusa proprio l’Arabia Saudita.
Resta da vedere come la nuova amministrazione riuscirà a conciliare questi ambiziosi obiettivi con le complessità politiche della regione, rese maggiormente macchinose dal conflitto in corso.
F.B.