La pace vale 7.000.000.000.000.000.000.000 $. Il Tesoro “nascosto” del Donbas”
La corsa alle immense risorse minerarie di 7 trilioni di dollari svela il vero cuore del conflitto: l’80% delle ricchezze, oggi nelle mani di Mosca, potrebbe decidere il destino della guerra e della diplomazia.
Sin dall’inizio delle ostilità, PaeseRoma ha sostenuto la previsione che la Russia sarebbe uscita da questo conflitto con un controllo territoriale ampliato, malgrado la ferma resistenza dell’Ucraina, e che i futuri accordi di tregua avrebbero rispecchiato questo nuovo assetto di potere. Oggi, con il progredire degli eventi sul campo, questa analisi sembra proprio confermarsi.
Il ruolo internazionale – Il conflitto ha visto il coinvolgimento indiretto di numerosi attori internazionali, sia occidentali che filo-russi. Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Polonia hanno sostenuto l’Ucraina con armi e fondi, ma il protrarsi della guerra ha ormai chiarito i limiti di questo supporto. Anche le attrezzature militari più moderne, prive di un adeguato know-how operativo, faticano a contrastare efficacemente la macchina bellica russa. Questo porta i Paesi alleati a riconsiderare il tipo di assistenza da offrire e a spingere per una tregua in grado di stabilizzare la regione e limitare l’escalation.
Le dinamiche attuali e la logica della tregua Con il conflitto ormai esteso e logorante, la realtà delle risorse umane e materiali, si rivela una delle principali ragioni che conducono a una possibile tregua. Da un lato, la Russia, pur avanzando lentamente, mantiene una pressione costante che pone l’Ucraina in una posizione di continua difesa; dall’altro, l’Ucraina, benché supportata dagli aiuti militari occidentali, si trova a corto di risorse umane e con un esercito in difficoltà, in particolare sul fronte del personale qualificato.
L’Ucraina ha dovuto fare affidamento anche su giovani leve con limitato addestramento, chiamate a impiegare armi sofisticate senza l’adeguata preparazione. Questa carenza di competenze risulta spesso in un utilizzo inefficiente e impreciso degli armamenti, con un impatto negativo sull’efficacia bellica. Per l’Ucraina, ciò si traduce in sprechi enormi in termini economici e strategici, poiché le armi occidentali, pur avanzate tecnologicamente, risultano inefficaci senza una formazione adeguata, riducendo il potenziale impatto contro l’avanzata russa.
Un compromesso “asimmetrico” In questo quadro, il tavolo delle trattative, se e quando si aprirà, non potrà che rispecchiare un’asimmetria di forza e potere. La Russia si presenterà, in tale scenario, con una posizione dominante, sostenuta dalla continuità territoriale dei territori occupati. L’Ucraina, invece, si troverà a negoziare da una posizione di debolezza, probabilmente costretta a fare concessioni dolorose pur di ottenere la sospensione delle ostilità. Qualunque sia l’esito delle trattative, ciò che emerge è una tendenza destinata a lasciare tracce profonde nelle dinamiche geopolitiche regionali.
Sovranità territoriale In queste condizioni, la territorialità conquistata dalla Russia rappresenta il vero valore strategico della contesa. D’ altra parte, la possibilità di un ritorno ucraino alle proprie frontiere, è pressoché impossibile tanto che si contrapporrebbe alla sospensione delle azioni militari della Russia pur di mantenere i vantaggi territoriali acquisiti. Scartate tali ipotesi, una soluzione diplomatica al conflitto potrebbe risultare immediatamente accettabile per entrambe le parti non esiste. Passando a condizioni più realistiche, la Russia congelerebbe il conflitto nelle posizioni attuali, con possibili aggiustamenti territoriali a favore dell’Ucraina. L’Ucraina, da parte sua, accetterebbe una situazione di status quo, a condizione che la Russia concordi su un percorso politico per risolvere le questioni ancora irrisolte sulla sovranità territoriale.
La proiezione futura – Se la tregua riuscirà a imporsi con un accordo stabile, si potrebbe aprire uno scenario di relativa calma, con una linea di confine definita che riconosce la nuova realtà geopolitica. Tuttavia, sarà fondamentale garantire che questo equilibrio venga mantenuto nel tempo, senza lasciare strascichi di rancore o revanscismo che possano alimentare future ostilità. Per quanto sia difficile immaginare una pace durevole nella regione, vi è una crescente consapevolezza che qualsiasi soluzione diplomatica dovrà tenere conto di un delicato compromesso tra ambizioni territoriali e stabilità internazionale.
Le migliaia di miniere ucraine
Il Donbas – Chi invoca la pace deve considerare le condizioni realistiche e accettabili da entrambe le parti per arrivare a un cessate il fuoco. Nessuna guerra è mai stata intrapresa per ragioni diverse dagli interessi delle parti in causa. La Russia, infatti, non ha solo l’obiettivo di unire il proprio territorio al Donbas per ragioni di continuità geografica, ma anche per le risorse strategiche presenti nella regione. Il Donbas ospita molte centinaia di miniere di materiali di grande valore industriale, tra cui le ambite “terre rare”, dal valore di trilioni di dollari. La Russia dunque, difficilmente rinuncerà alle aree occupate durante il conflitto, poiché queste risorse rappresentano un capitale irrinunciabile per il proprio futuro. Perciò, anche se un percorso di riconciliazione sarà intrapreso, è verosimile aspettarsi che si rivelerà un cammino arduo e accidentato.
Ricorsi storici – Nelle trattative di pace, quando il conflitto si avvicina alla sua fase conclusiva, emerge spesso una dura realtà: il tempo e le risorse intellettuali investiti nella ricerca di una soluzione diplomatica raramente compensano il peso della legge del più forte, una dinamica che si ripete dalla preistoria fino ai nostri giorni. Persino l’antica Roma sperimentò questa legge quando Brenno, re dei Galli, occupò la città e, per riscatto, impose un tributo in oro su una bilancia truccata. Al tentativo di protesta romano, Brenno gettò la sua spada sull’altro piatto, pronunciando le famose parole: “Guai ai vinti!” Sebbene la trattativa tra Russia e Ucraina non seguirà certamente un esito così brutale, è più che probabile che la Russia faccia valere i suoi successi territoriali. Nella migliore delle ipotesi si tratterà dell’ostentata generosità della Russia di rinunciare ad ampie aree ucraine conquistate ritenute poco convenienti pretendendo in cambio alcuni territori importanti tra cui senza alcun dubbio il Donbas per assicurarsi un vantaggio duraturo e consolidato che da solo, potenzialmente con un solo valore minerario, supererebbe di gran lunga tutti i danni di guerra di entrambe le parti.