Lunedì e martedì a Fiuggi i governi degli Esteri saranno specificamente impegnati a trovare una via d’uscita alla questione Ucraina. In verità si cerca un interlocutore degno di questo nome e credibile per entrambe le parti in grado di dare credibilità alla trattativa. E non è cosa facile. Si tratta del momento di dare una prova di maturità per l’Unione Europea che sarà pignorata dal nuovo presidente Trump in quanto debitrice del proprio contributo economico per la Nato e rea di non investire abbastanza, sempre per il nuovo presidente americano, in Difesa.
Potrebbe essere quindi la grande occasione. Ma non solo per gli europei. Anche il minorenne Zelensky impegnato a chiedere armamenti a tutte le forze alleate dovrà dimostrare di sapersi comportare con il nuovo alleato. IL presidente ucraino infatti rischia di trovarsi addosso un convitato di pietra invece di un finanziatore e armatore. Trump a chiare lettere ha dichiarato, anche in tempi esterni alla campagna elettorale, che questa guerra gli va stretta e non intende foraggiare con altri armamenti né indispettire ulteriormente il suo amico-nemico Putin.
Sentita l’antifona allora il ragazzo Zelensky arriva a più miti consigli. Dice di essere aperto (e vedi un po’!) ad ascoltare le idee di Trump per uscire da questa crisi scatenata in guerra.
Segni di distensione anche da parte di Putin, ma a due condizioni ben chiare: tenersi ben stretti i territori finora conquistati, anche le regioni ucraina appena lambite non ancora prese definitivamente, in particolare il Donbass. IN più deve esserci la garanzia che l’Ucraina non entrerà nella Nato. Più chiaro di così!
Chiaramente Putin come tutti i giocatori d’azzardo apre al rialzo. Lo stesso farà Trump. In mezzo c’è bisogno di questo elemento di mediazione in grado di dare il suggello alla sintesi a cui si potrebbe arrivare se veramente ce ne fosse la volontà. E, a parte le simpatie o antipatie di parte, si ritiene che Trump e Putin ce l’abbiano questa volontà. E poi bisogna assolutamente rientrare dalle provocazioni dell’ottuagenario presidente americano uscente e rassicurare il percorso per la distensione.
Sul piatto fondamentalmente resta l’integrità dell’Ucraina che chiede all’Onu di fare la sua parte. Nel frattempo in Donbass è caduto sotto il controllo russo un altro villaggio. Kursk è persa quasi per la metà. I margini per trattare da una posizione di forza, per Zelensky, si fanno sempre più stretti. Ma anche i segni che dà Putin non danno l’idea di una scacchista che muove serenamente i suoi pezzi. Minaccia di azionare i suoi missili ipersonici e di impiegarli anche in Europa ma poi fa un richiamo alle armi offrendo la cancellazione dei debiti fino a centomila dollari per chi si arruola. Annuncio che non dà un grande segno di compattezza tra i suoi uomini che probabilmente non mostrano ardimento di partecipare a questa guerra. Diversamente non ci sarebbe bisogno di fare campagna acquisti e assoldare dei sostanziali mercenari.
Se a Fiuggi si trova un interlocutore credibile siamo a buon passo per l’inizio di un percorso di pacificazione.