La legge sulle golden power è attiva da inizio 2023 ed è già fortemente al lavoro. Consente al governo di intervenire in operazioni finanziarie tra imprese italiane. Riguarda determinati settori, anche quello bancario. Ma esattamente con golden power si intende la facoltà di dettare poteri speciali per l’acquisito di partecipazioni, dare limiti al funzionamento amministrativo dell’attività, in sostanza opporsi all’acquisto di partecipazioni.
L’attualità ci ha portato l’espressione alla ribalta dei notiziari quando si è parlato dell’offerta pubblica di scambio volontaria sulla totalità delle azioni di Banco Bpm lanciata da Unicredit.
Con l’utilizzo del Golden power si aggira la contestazione dell’Unione Europea per cui non si poteva applicare la Golden Share. Con Golden Share si intende invece la prerogativa che si prende l’interesse pubblico rappresentato dal governo in carica di esercitare un potere speciale nel processo di privatizzazione di una impresa pubblica. Si tratta quindi di una forma di controllo che si prende ancora lo Stato sovrano nel momento in cui sostanzialmente vende una parte del capitale materiale o azionario per determinare il controllo dell’impresa immessa sul mercato. Sono operazioni che piacciono poco all’Unione Europea perché sanno di illiberali e poco rispettose della priorità da riservare alla forza del mercato.
Ma è vero anche che i poteri speciali avocati a sé dallo Stato debbono riguardare settori della difesa e della sicurezza nazionale. Esempio sono l’energia, i trasporti, le comunicazioni. E perché no? Anche credito e finanza. D’altra parte è vero anche che specifici poteri sussistono quando si parla di reti di telecomunicazione elettronica a banda larga con tecnologia di quinta generazione.
Nell’operazione di acquisizione di Unicredit verso il Banco Bpm, per un valore superiore a dieci miliardi, il governo potrebbe opporre proprio il suo Golden Power nell’amministrazione di Unicredit.
Da parte del governo perdere totalmente Unicredit significherebbe veder volare via un asset finanziario molto forte e una perdita di peso da parte dei manovratori della cosa pubblica nostrana. Ma è il nostro tempo! È il mondo ad andare in questa direzione. Tutti (almeno noi sì) abbiamo applaudito l’intervento di Mario Draghi quando ha detto: “L’Europa ha bisogno di banche più forti e più grandi”. Si intende banche che consentano di crescere e di “competere contro gli altri principali blocchi economici”.
IL mondo della finanza consiste in una cosa internazionale e non può essere frenato da lacci sovranisti. Parafrasando il famoso motto sulla stampa: ‘ È l’economia, bellezza! E non possiamo farci niente! ‘