Ok dell’antitrust europeo dice addio definitivo alla compagnia di bandiera italiana, quella per cui la destra avrebbe dato tutto in nome dell’italianità, la stessa per cui Prodi tentò impossibili salvataggi, dove i sindacati la facevano da padrone e gli obiettivi aziendali declinavano in nome degli interessi diretti delle egemonie momentanee, la stessa azienda dove si assumeva a profusione al di là dei livelli di esigenza ma che riusciva a mantenere livelli di efficienza del personale …
Una piccola storia ignobile all’italiana. È finita senza alcuna malinconia da parte degli storici del nostro tempo versati invece a momentanee esaltazioni e denigrazioni verso i protagonisti dell’oggi.
Nessuno ricorda più la grandezza di Alitalia, ma non perché è passato del tempo. E nemmeno perché i benefici ottenuti si dimenticano in nome delle difficoltà attuali. Semmai perché addolora riflettere sulle manchevolezze della nostra storia collettiva per cui la vicenda Alitalia potrebbe essere eretta ad emblema del non-sistema-italia. – Con questa espressione si intende la capacità unica di mettere insieme l’incompatibile, di far marciare ciò che dovrebbe star fermo, di mobilitare e creare ricchezze laddove esistono solo concrezioni parassitarie e fare di tutto questo virtù per la crescita del prodotto interno lordo –
È la storia del secondo dopoguerra italiano, almeno quella non determinata dalla crescita strettamente industriale e produttiva. Consiste nell’esemplificazione microeconomica del “tira a campà”, del “domani è un altro giorno”, del “risolvere per l’oggi e al domani Dio provvede”. E qualcuno ha provveduto. I soldi dei tedeschi che comprano tutto e cancellano un asset sul quale la Prima Repubblica e anche la Seconda si sarebbero fatte in quattro pur di non mollare. Ma la regola dei soldi, e del governo di chi ce li ha, vince una battaglia universale e il nostro comparto prende il volo.
Tanto per tornare ai nostri giorni col via libera dell’antitrust dell’Unione Europea alla cessione di Ita alla Lufthansa si ritiene anche di aver superato l’obiezione naturale sul rischio di monopolio. Ma è una soluzione salomonica che non convince nessuno perché di monopolio in evidenza c’è qualcosa di più che il rischio. Ce n’è quasi l’evidenza. Ma i problemi si debbono sbloccare. L’umanità deve andare avanti. Non ci si può fermare alle more delle regole pilastro del sistema liberale nell’economia di mercato. Ma queste antiche vecchie regole auree per dare un discrimine alla deregulation più totale hanno pur un senso, altrimenti i problemi si ripresentano con gli interessi dopo qualche tempo.
Ed è proprio quello che è successo ad Alitalia in tanti anni. Un monumento aziendale dove i costi materiali superavano sistematicamente i benefici produttivi. Ma la macchina doveva comunque andare avanti. La compagnia di bandiera non poteva smettere di fare assunzioni e impinguarsi di personale inutile, come di acquisti per fare cortesie improbabili.
La vicenda Lufthansa-Ita diventerà sicuramente orticante da qualche altra parte d’Europa e si chiederà conto del fatto che in questo caso sulla capitale questione delle garanzie per il mantenimento di una libera concorrenza si è chiuso un occhio. Anzi, se ne sono chiusi due. Se ne chiederà il conto.
E la narrazione delle piccole e grandi storie ignobili andrà avanti. Non c’è da indignarsi. È il corso degli umani accadimenti.