La presentazione di “Casa Papanice” all’Istituto Italiano di Cultura di Pechino non è stata solo un evento culturale, ma un inquietante presagio.
L’ammirazione per l’iconico edificio, testimone silenzioso di un passato glorioso, si è intrecciata con una sottile inquietudine, un’ombra proiettata dal futuro distorto che la sua stessa storia sembra prefigurare.
L’opera di Edmondo Papanice, un sopravvissuto miracoloso, risuona con l’eco di un trauma antico, il ricordo di una Beirut devastata. Casa Papanice, nata dalle ceneri della guerra, sembra ora simboleggiare una nuova forma di distruzione, più sottile, più insidiosa: la distruzione dell’identità, della memoria, della stessa architettura come espressione di un’anima.
L’amore dei cinesi per questa struttura, ripresa in numerosi film, non è solo un segno di apprezzamento estetico, ma una testimonianza del suo fascino enigmatico. È un’attrazione per l’impalpabile, per la storia che si nasconde dietro le linee architettoniche, una storia che trascende la mera costruzione fisica e diventa allegoria di un destino incerto.
La preoccupazione per il suo stato attuale, proprietà dell’Ambasciata giordana, è più di un semplice timore per la conservazione di un bene culturale. È il presagio di una potenziale appropriazione, di una manipolazione della sua identità, di un’operazione di rimozione della memoria che essa incarna. La Casa, testimone di un passato turbolento, rischia di diventare un simbolo svuotato, un guscio vuoto in un mondo asettico e controllato.
Il ricordo di Paolo Portoghesi, maestro dell’architettura postmoderna, il cui lavoro in Cina è stato evocato durante la presentazione, aggiunge un ulteriore strato di significati. La sua opera, come quella di Papanice, rappresenta un’eredità che potrebbe essere cancellata, sostituita da una nuova architettura sterile, funzionale, priva di anima.
La proiezione di “Dramma della Gelosia” durante l’Italian Design Day, film girato all’interno di Casa Papanice, assume così un’inedita, quasi profetica valenza. L’amore, la gelosia, il dramma umano rappresentati nel film potrebbero essere una metafora del destino stesso della Casa, una lotta tra passato e futuro, tra memoria e oblio, tra l’autenticità e la sua falsificazione digitale.
Casa Papanice, dunque, non è solo un’opera architettonica, ma un simbolo. Un simbolo di resistenza in un mondo che tende all’omologazione, alla cancellazione del passato per costruire un futuro asettico e controllato. La sua sopravvivenza, fisica e simbolica, rappresenta una sfida, un monito a preservare l’identità, la memoria, e la bellezza autentica in un’epoca di crescente omologazione.