Ripreso da dire.it
“Partendo dal caso della Campania, c’è un tema di metodo. Gli uffici di Palazzo Chigi hanno fatto una ricognizione per capire in base all’articolo 122 della Costituzione se la materia competesse allo Stato o alle Regioni. La nostra conclusione è che la questione riguarda un principio fondamentale e quindi lo Stato nazionale. Per questo al Cdm di oggi impugniamo la legge della regione Campania“. E così, con un passaggio della conferenza stampa di fine-inizio anno Meloni (ri)apre la pratica del terzo mandato e il caso De Luca.
Tanto che il Governatore della Campania, mentre era ancora in corso l’incontro con la stampa della Presidente del Consiglio, annunciava una replica con i giornalisti per domani alle 11, nella sala De Sanctis di Palazzo Santa Lucia, a Napoli.
La procedura di impugnazione è prevista dall’articolo 127 della Costituzione, e consente al governo di sollevare questioni di legittimità costituzionale contro leggi regionali che si ritiene eccedano le competenze attribuite alle regioni. Il governo c’è arrivato sul filo di lana, all’ultimo dei sessanta giorni dalla pubblicazione della legge, avvenuta l’11 novembre 2024.
La legge approvata in Campania il 5 novembre 2024 dal Consiglio regionale introduce un calcolo dei mandati a partire dal momento dell’entrata in vigore, escludendo quindi i mandati già svolti da De Luca tra il 2015 e il 2020. Un approccio che già ha consentito a Luca Zaia di candidarsi in Veneto per un terzo mandato nel 2020.
E’ una vicenda delicata. Perché l’eventuale accoglimento del ricorso da parte della Corte impedirebbe a De Luca di ricandidarsi, ma inguaierebbe i piani di altri presidenti di regione, soprattutto leghisti, tra cui proprio Zaia.
De Luca aveva già detto che si sarebbe candidato anche senza il sostegno del Partito Democratico. Zaia, Fontana e Fedriga, hanno a loro volta espresso il dissenso per la decisione del governo. Peraltro la Lega aveva già provato vanamente ad eliminare il limite dei due mandati con un emendamento in Senato nel 2024.