Oggi 23 gennaio 2025 è il vero primo giorno per la manifestazione di intenti del fondatore di America First. Il concetto ha avuto un campo di applicazione, certamente, nel precedente corso presidenziale. Ora però, come è stato detto in mille altre occasioni di analisi critica, siamo arrivati alla vera espressione di Trump, quindi del trumpismo.
Oggi giovedì 23 gennaio infatti Trump parla al palco del Worl Economic Forum a Davos. Sette anni fa lasciò un segno quando parlò di guerra commerciale con la Cina. Come oggi furono annunciati dazi sulle importazioni di pannelli solari.
Il discorso stavolta è in collegamento, non fisicamente di persona lì. Almeno secondo le previsioni. Poi, anche qui, a Trump piace sorprendere, ma non smentire sé stesso.
Tutti conoscono oramai il suo metodo. IL tycoon spara grosso per poi trattare da posizioni di dominio, come è solito l’uomo d’affari. Dovrà trovare una definizione che si acconcia alla sua logica di azione. Isolazionista? Imperialista? Assolutista? … Definizione buone per gli amanti del genere.
Trump ha sempre mostrato di fare quello che promette e non dovrebbe esserci differenza tra la prima e la seconda versione, supposto che se ne debba coniare una nuova.
E restando sempre in tema di cooperazione mondiale e mercati, c’è sempre la domanda costante su quale sarà la vera risoluzione, la reale presa di posizione, nei confronti dell’Europa. Timidamente Ursula von der Lyen ha replicato al neo presidente sempre con la massima apertura. Questo significa, negoziazione sempre, ma senza recedere dai propri principi che sono quelli di cooperazione internazionale.
Ma qualcuno ricorderà anche a Trump che un milione dei tre e mezzo impiegati in America, dipendono in modo diretto o indiretto dalle relazioni con l’Europa. Vuole forse trovare, Trump, nuovo lavoro a un milione di americani? È chiaro che una linea dura come quella annunciata non sarà possibile.
Il lessico di Trump però ha il merito di introdurre un fattore dialettico nuovo negli scambi tra paesi e tra potenti della Terra. L’idea, cioè, che niente è dato per scontato. Che quanto è stato finora, ed è sempre stato e non potrebbe essere che così, già da oggi potrebbe non essere più. E allora dovremmo grattarci la testa per trovare un nuovo ordine nelle cose.
Non esiste un bipolarismo che obbliga gli stati appartenenti ad aderire a una sorta di Guerra Santa sull’avversario strategico. Ciascuno nel suo microcosmo e con i suoi ambiti di appartenenza e di legame solidale deve fare la sua politica per crescere o sopravvivere. Zio Sam non garantisce più niente a nessuno.