“Indi è fuori ora. C’è la mia vita dentro”. Così ci invita all’ascolto del suo ultimo disco Gazzelle, in un post su Instagram, che lo ritrae con lo sguardo sempre ben nascosto dietro un paio di occhiali neri, accomodato sul pianoforte, sigaretta e t-shirt con la copertina del disco adagiata sui tasti dello strumento.
Il cantautore si adagia sul piano, colonna portante che regge l’intero lavoro dalla prima all’ultima traccia, come spesso accade nei più recenti arrangiamenti, soprattutto dopo l’esperienza sanremese con il singolo “Tutto qui”, che l’ha catapultato completamente fuori da quella sottile linea di confine che separa il mondo indie da quello mainstream e in effetti, a giudicare anche dalla campagna lanciata dallo stesso artista, “l’indi è morto”.
Il titolo è “Indi” senza la “e” finale, come per sbeffeggiare un’etichetta alla quale Gazzelle non si è mai sentito di appartenere ma che il pubblico ha deciso di appiccicargli addosso per un semplice senso di appartenenza di quelle categorie di ascoltatori che alla fine si sono ritrovati a condividere gli stessi gusti, perché diciamocelo, Flavio resta Flavietto nella sottocultura che l’ha cresciuto, ed è ugualmente amato in quanto Gazzelle tra gli ascoltatori che l’indie con la “e” l’hanno schifato dalla notte dei tempi.
Gazzelle è un cantautore pop, lo ammette lui stesso, e “Indi” è un bellissimo viaggio nella canzone italiana di Cremonini, di Luca Carboni e a tratti di Vasco, soprattutto su “Come il pane” in cui finalmente arriva una chitarra elettrica a ravvivare la scena.
L’artista già dal singolo “Tutto qui” che preannunciava quest’ultimo lavoro, sembrava essere maturato, anche se le canzoni, seppur strappalacrime, sembrano essere l’una la bella copia dell’altra.
La copertina del disco è eloquente quanto la campagna di lancio, messa nero su bianco, zero colori ed una formica a tre di bastoni per rappresentare la morte di un genere musicale che forse è “morto” per quegli artisti come Gazzelle che scelgono, con tutto il rispetto, di superare quella sottile linea di confine che separa la cultura mainstream dalla cultura underground, che anche se all’Ariston ci vanno con la Panda, comunque ci vanno.
TRACKLIST
01. Piango anche io
02. Grattacieli meteoriti gli angeli
03. Noi no
04. Stammi bene
05. Come il pane
06. Da capo a 12
07. Foglie
08. Il mio amico si sposa
09. Tutto qui
10. Mezzo secondo
11. Non lo sapevo