La sinistra ricompone i pezzi. Ma in mancanza di assestamento comincia a pensare che è meglio tenere tutto così come è. Ognun per sé Dio per tutti – potrebbe essere il vecchio motto da rispolverare per le sue fila completamente disarticolate e sempre lontane da un accordo.
Pare essere questo il pensiero di un autorevole leader del PD, Dario Franceschini. E lo prospetta innanzitutto al suo partito: “andare da soli”.
Franceschini è uno che se ne intende. Conosciuto nella scena che conta come ex ministro della Cultura, ma anche parlamentare per diverse legislature. Fu segretario del PD dopo Veltroni, ebbe il merito di fiutare il cavallo Bersani quando iniziò a montare il suo grande balzo alla segreteria grazie alle primarie, ma è stato propiziatore anche dei successi di Renzi e finanche sponsor ufficiale di Elly Schlein.
La sortita non si capisce se consiste in un modo per smarcarsi dalla segretaria imbarazzante oppure se veramente vuole preparare in modo paradossale il nuovo. Un tempo si diceva che l’unità faceva la forza ed è rimasto come convincimento indotto nella sinistra. Oggi Franceschini sembra invece riprendere il motto di Nenni: “divisi per colpire uniti”. E potrebbe avere un senso. Invece di dilaniarsi in tentativi di coesione impossibile, tale è la differenza genetica dei due schieramenti, che è meglio coltivare ciascuno le tematiche preferite, svincolarsi dall’altro, prendere le proprie responsabilità, e fare un discorso proprio col proprio elettorato. Alla fine fare i conti ad elezioni fatte.
La logica resterebbe, chiaramente, in caso di vittoria, che il partito con più voti selezionerebbe il candidato leader dello schieramento. Tutto questo ha un senso però spingendo la riforma del sistema elettorale verso un sistema proporzionale, stile Prima Repubblica, per intenderci. Ma non è minimamente detto sia un regalo che il governo intenda fare all’opposizione.
Tanto per dirla con l’Amleto di Shakespeare, “tutto questo pare un’idiozia ma c’è del metodo”. Tanto che Elly Schlein non capisce preferendo i temi concreti.
Ma in tutto questo resta sempre la lusinga del voto di centro. Significa quindi sedurre Forza Italia a lasciare la storica alleanza di governo per entrare a fare parte di un mondo dove c’è una lingua comune e non ci si deve districare tra concetti fascistoidi dai quali prendere le distanze.
Il verbo di Franceschini a Forza Italia: “Se Berlusconi fosse rimasto in vita, non avrebbe accettato a lungo di stare in un centrodestra guidato dalla destra estrema… Con una legge tutta proporzionale Forza Italia sarebbe arbitra dei governi per i prossimi vent’anni”.
Si parla di alternativa alla destra ma c’è tanta voglia di DC.