ROMA – Non dura poco, e no: non è uno scherzo. Justin Trudeau, dopo settimane di “picconate” di Donald Trump, rompe il silenzio: il Presidente degli Stati Uniti, dice, vuole davvero trasformare il Canada nel cinquantunesimo Stato degli USA. “Non credo affatto che Trump stia scherzando. L’idea di un’annessione va presa come una minaccia reale”, ha dichiarato il primo ministro canadese durante un incontro a porte chiuse con imprenditori a Toronto. Il messaggio è filtrato grazie a indiscrezioni raccolte dal Toronto Star e dalla CBC.
In realtà già al primo “attacco” Trudeau aveva respinto anche solo l’ipotesi, usando una sottile metafora: “E’ probabile come trovare una palla di neve all’inferno”.
“Trump sa benissimo quali e quante risorse naturali possediamo. E non escludo che sia proprio questo il motivo della sua ossessione per l’annessione”, ha spiegato Trudeau. Si riferisce ai 31 minerali essenziali per l’industria tecnologica, tra cui litio, grafite, nichel e terre rare. Risorse strategiche che fanno gola a Washington e che il governo canadese sta cercando di proteggere con una politica industriale aggressiva.
Nel frattempo, l’amministrazione Trump continua a giocare la carta dei dazi. Dopo aver minacciato un’imposta del 25% sulle esportazioni canadesi, lunedì si è giunti a una tregua temporanea: 30 giorni di sospensione dei dazi, a patto che Ottawa rafforzi il controllo dei confini. Ufficialmente, l’obiettivo è contrastare il traffico di fentanyl, un’accusa che Trudeau definisce “esagerata e strumentale“. Il Canada, pur essendo coinvolto solo marginalmente nel fenomeno, ha comunque messo in campo 10.000 agenti di frontiera, droni, elicotteri e persino un nuovo “zar del fentanyl” per gestire l’emergenza.
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