“Francamente dopo quello che abbiamo visto in questi mesi, dal Governo ci aspettiamo un ennesimo pasticcio. Insomma, diciamo la verità: ancora una volta si evidenzia e si rende chiaro un punto, cioè che l’immigrazione non può essere gestita con misure di carattere emergenziale o con misure spot, tutte orientate alla propaganda. Attenzione, quando dico questo non intendo in nessun modo né semplificare né sostenere che il fenomeno migratorio non sia un fenomeno pieno di criticità, è una grande questione del tempo che stiamo vivendo. Naturalmente però è proprio questo il punto, perché siamo di fronte a una questione strutturale. Ora, pensare – come ha fatto il governo -, dal mio punto di vista, di investire in termini propagandistici su un’operazione che anche qualora fosse andata a buon fine – perché di fronte al pasticcio clamoroso e anche alla figuraccia gigantesca che hanno fatto, continuando a far andare avanti e indietro navi militari dal Mediterraneo centrale all’Albania, all’Italia, un giorno sì e un giorno pure – anche qualora tutto fosse andato secondo i disegni e i desiderata del governo, quei centri per capienza non solo non avrebbero risolto (è davvero una barzelletta) la questione dell’immigrazione, ma non avrebbero portato neanche nessun elemento di beneficio a una condizione che avrebbe bisogno da un lato di interventi di misure che sono strutturali e che dunque richiedono anche tempo per avere efficacia, dall’altro alla possibilità che quelle risorse, sprecate in modo evidente, fossero investite per potenziare gli strumenti di screening del nostro sistema nazionale di verifica e poi, dove ci sono, le condizioni di accoglienza, dove non ci sono, di procedura di rimpatrio piuttosto che di soluzioni di altra natura. Qualunque sia il piano B o il piano C sarà un piano che continuerà nell’errore, che è un errore che sta a monte.” Così Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra italiana, intervistato da Francesco Borgonovo a Calibro 8 su Radio Cusano Campus.
“C’è innanzitutto una questione a che fare con l’efficacia: noi siamo di fronte a un fenomeno che riguarda il mondo intero, non come si vede dalle vicende che coinvolgono gli Stati Uniti d’America nel rapporto col Messico, piuttosto che il mondo che abbiamo spesso definito terzo, laddove si muove la grande massa dei migranti, delle persone migranti nel mondo, che (è bene ricordarlo) si muovono all’interno delle aree più difficili, non verso il cosiddetto primo mondo. Questo tipo di dinamica – che ha a che fare con alcune ragioni diverse, che sono quelle legate alla disuguaglianza, ma oggi sempre più ai cambiamenti climatici, alla crisi climatica, alle guerre che spesso noi alimentiamo commerciando allegramente in armi a destra e a sinistra – non si può affrontare se non se ne affrontano le cause strutturali e a valle, laddove anche affrontando le cause strutturali non si può risolvere il problema da un giorno all’altro, ma con sistemi ragionevoli, razionali, di governare il fenomeno, che per esempio puntino a rendere le persone visibili, quindi anche controllabili sul piano della sicurezza.
“Il memorandum con la Libia prevede all’articolo 5 che quel memorandum debba svilupparsi nel rispetto dei diritti umani fondamentali. Ora faccio una domanda, che va oltre Amasri, accusato di crimini di guerra contro l’umanità, stupri, assassini, violenza sui bambini, etc. Tutti, dall’Agenzia delle Nazioni Unite, ai commentatori, non c’è nessuno che neghi che oggi in Libia, nei Lager libici, come li ha definiti il Papa, ci siano violazioni di diritti umani, lo riconoscono tutti. È il caso di rivedere quel memorandum e di ridiscutere quegli accordi, oppure no? Visto che peraltro non hanno fermato i flussi miglioratori. E comunque anche se li avessero fermati, io penso che vadano rivisti, a meno che non si dica esplicitamente – è quello che ho chiesto al governo anche quando è venuto in Parlamento – che noi affidiamo quello che definiamo ‘interesse nazionale’ – in questo caso sulle politiche di migrazioni – a bande di assassini, i tagliagole e i stupratori. Però bisogna dirla così. E io in quel caso dirò che non sono d’accordo.”
E sul caso Paragon: “Io penso che si ponga anche una questione di sicurezza nazionale, perché la società Paragon ha dichiarato che ha sospeso il contratto con l’Italia perché sono state violate norme di carattere etico contenute nel contratto. Io vorrei sapere che contratto abbiamo firmato, perché io penso che se i nostri servizi, apparati di intelligence, polizia, qualcuno che aveva quel contratto – intanto vogliamo sapere chi lo ha fatto quel contratto, perché quel contratto c’era, visto che è stato rescisso – si affidano nella scelta di un software a società private che possono tracciare, seguire e controllare le attività di intelligence che con quel software i nostri apparati statuali fanno, insomma c’è un problema che va anche oltre il mio giudizio sul fatto che siano spiate persone piuttosto che altre persone. E ha a che fare con il che noi ci affidiamo a società private straniere, che in teoria dal punto di vista tecnico – da quello che si capisce naturalmente, io non sono un esperto – potrebbero non solo controllare cosa fanno i nostri apparati di sicurezza, ma magari passare le informazioni che derivano da quelle attività di intelligence.”