Non per l’intelligenza artificiale il sistema di cura del cancro ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. C’è stato invece bisogno di tanta intelligenza umana, collaborazione tra centri di ricerca e veri ambiti di cura, ma soprattutto un’impostazione interdisciplinare. Un solo specialismo non può riuscire a dare risposta a tipologie di patologie così complesse e articolate. Ma tra le difficoltà negli ultimi anni ci si mettono anche i tempi in cui un dispositivo medico approvato sia anche a disposizione delle unità ospedaliere, quindi del malato. In testa a tutti i problemi di economia. Se i farmaci e i metodi di cura, a volte discutibili, proliferano, è difficile garantire l’acquisizione di tutti. E questo è specificamente un problema italiano che garantisce la cura per la salute a tutti coloro presenti nel proprio territorio.
Sono i contenuti emersi al convegno organizzato dall’Osservatorio Sanità e Salute e Onde, martedì 11 febbraio alla biblioteca del Senato a Roma.
Il problema consiste anche nelle evoluzioni a singhiozzi fatte dalle diverse specialità della Medicina in merito alla cura di questa patologia. In alcuni casi sono stati fatti passi avanti da gigante, in altri invece sussiste il problema della difficile possibilità di uscirne o almeno convivere con la patologia.
In Italia l’1,5% l’anno in questo decennio è cresciuto il numero di persone che vivono dopo la diagnosi di tumore. Nel 2024 erano 3,7 milioni. Aumentano i guariti e sono pari alla metà dei pazienti. Importante anche il dato dei lungo-sopravviventi: vivono oltre cinque anni dopo una diagnosi. Chiaramente la diversità degli esiti è legata soprattutto alla diversità dei tumori. Ma, anche qui, le tipologie più diffuse (seno, polmone, prostata, colon-retto, melanoma), sono quelli per i quali si è ottenuto il dato più incoraggiante.