ll gas russo, che per oltre mezzo secolo ha garantito energia a prezzi competitivi alle imprese europee, potrebbe tornare nel Vecchio Continente. Tuttavia, la situazione geopolitica ed economica è profondamente cambiata. Il possibile ritorno del metano russo non sarà dettato da Bruxelles, bensì da Washington: Donald Trump, in vista di un nuovo mandato, punta a una pacificazione con Mosca, ma alle sue condizioni. Questo scenario promette una riduzione dei prezzi energetici, ma anche un aumento della dipendenza europea dal gas naturale liquefatto (GNL) e dal petrolio di scisto americani.
Trump, la Russia e il riequilibrio energetico globale
La strategia di Trump mira a mitigare gli effetti economici e geopolitici della guerra in Ucraina. Da un lato, vuole ridurre l’inflazione energetica che ha colpito gli Stati Uniti e l’Europa, dall’altro cerca di allontanare la Russia dalla Cina per rafforzare il blocco occidentale. Il ritorno del gas russo potrebbe avvenire attraverso i gasdotti ucraini e il Nord Stream, ma con precise condizioni imposte dagli USA. Washington intende consolidare la sua supremazia energetica vendendo shale oil e GNL agli europei, mentre favorisce il commercio di petrolio Urals per bilanciare le proprie raffinerie, storicamente dipendenti da greggi esteri.
L’Europa tra energia e pressioni americane
L’Unione Europea, priva di una strategia energetica autonoma, si trova a fare i conti con le richieste di Washington. Già nel 2022 il GNL americano ha invaso il mercato europeo con profitti record per i produttori statunitensi, e ora la nuova amministrazione USA chiede un impegno a lungo termine per ulteriori acquisti. Nella bozza del “Piano d’azione per un’energia accessibile” da 800 miliardi di euro, Bruxelles prevede di aumentare le importazioni di GNL dagli Stati Uniti, anche a costo di sacrificare la competitività industriale. Con il gas russo ancora fuori dai giochi e i costi del GNL più elevati rispetto al gasdotto, il rischio è quello di un ulteriore aggravio per le imprese e i cittadini europei.
Fine della guerra, ma quale futuro per il gas?
Se la guerra in Ucraina dovesse concludersi, gli effetti sul mercato energetico sarebbero significativi: una riduzione del prezzo del Brent, un calo del gas TTF sotto i 25 euro/MWh e una ripresa delle forniture russe attraverso i vecchi gasdotti. Tuttavia, la questione rimane aperta: l’Europa tornerà a dipendere dal gas russo, oppure si piegherà alla strategia americana accettando prezzi più alti per il GNL? L’industria energetica globale sta cambiando, e il vero vincitore di questa partita potrebbe non essere l’Europa.