ROMA – L’Unione europea, “una delle autorità fiscali e tariffarie più ostili e abusive al mondo, creata con l’unico scopo di trarre vantaggio dagli Stati Uniti”, ha posto una sgradevole tariffa del 50% sul whiskey. Se non sarà rimossa immediatamente gli U.S. metteranno una tariffa del 200% su tutti i vini, gli champagne e prodotti alcolici in arrivo dalla Francia e da tutti gli altri paesi rappresentati dall’Ue. Sarà fantastico per le attività di vini e champagne negli Stati uniti”. Lo scrive sul suo social Truth il presidente degli Stati uniti Donald Trump: non è una strategia per la salute pubblica, contro la dipendenza da alcolici, ma la ritorsione americana all’annuncio della già rappresaglia dell’Unione Europea contro i suoi dazi su acciaio e alluminio.
LA RISPOSTA UE AI DAZI USA SU ACCIAIO E ALLUMINNIO? TARIFFE AL 50% SU HARLEY, WHISKY E MOTOSCAFI
Nel giro di 36 ore si sono alternati annunci da una parte all’altra dell’Atlantico, devi veri e propri attacchi ai mercati delle due aree economiche. La Commissione europea infatti non ha fatto attendere una risposta alle tasse statunitensi del 25% su acciaio e alluminio, annunciando che applicherà a sua volta dazi doganali su una serie di prodotti americani a partire dal primo aprile. In particolare, i dazi introdotti dall’Ue colpiranno prodotti americani per un valore di 26 miliardi di dollari e si prevedono tariffe del 50% sul bourbon del Kentucky. ma anche sulle motociclette Harley-Davidson e motoscafi. Una guerra a chi “alza di più” il prezzo dei prodotti altrui insomma, un’escalation di una guerra commerciale avviata da Trump prima contro i paesi vicini di casa, Canada e Messico, poi con la Cina, e che ben presto ha raggiunto il Vecchio continente.
GLI EFFETTI SU FRANCIA E ITALIA
Come analizza un approfondimento dell’emittente CNN, la Francia è il principale esportatore di vino negli Stati Uniti, con una spedizione di 2,5 miliardi di dollari l’anno scorso, secondo i dati del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. L’Italia è seconda, con una spedizione di 2,3 miliardi di dollari di vino negli Stati Uniti l’anno scorso. In entrambi i paesi, il vino è tra i beni principali che vengono esportati negli Stati Uniti. La Francia ha spedito quasi 27 milioni di bottiglie di Champagne negli Stati Uniti nel 2023, secondo l’associazione di categoria del settore Comité Champagne che rappresenta 300 case produttrici di Champagne. Interpellata dai Cnn, Comité ha rifiutato di commentare, affermando di rimettersi ai “nostri leader nell’Unione Europea e negli Stati Uniti”. Dall’Irlanda, l’Irish Whiskey Association ha invece espresso preoccupazione, affermando che i dazi mettono “a rischio posti di lavoro, investimenti e aziende e (hanno) il potenziale per essere devastanti” per il suo settore. Interpellato dalla CNN, Justin Wolfers, professore di economia all’Università del Michigan ha lanciato una fosca previsione: “Immagino che ciò porterebbe le importazioni di vino francese a zero”.
IL FRONTE ITALIANO, LE PREOCCUPAZIONI DI CIA E COLDIRETTI
Non diverse le stime fatte in Italia dalle categorie direttamente interessate. “Speriamo che questa di Trump sia solo una provocazione, una tassazione al 200% sui vini azzererebbe di fatto le vendite verso gli Stati Uniti, che sono il nostro primo mercato di sbocco italiano per il vino, con quasi 1,9 miliardi euro e un peso sulle esportazioni agroalimentari oltreoceano del 26%”. Questo il commento del presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dopo le dichiarazioni rilasciate dal presidente Usa, Donald Trump. Cia ricorda che la percentuale di export di vini verso gli Usa ha segnato un incremento del +7% sull’anno precedente (+7%), con un’impennata per i vini spumanti (+19%). Si tratta di un’incidenza di quasi il 24% sull’export totale di vini tricolore.
A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni).
Cia ricorda che il rischio di dazi lascerebbe strada libera ai competitor che potranno aggredire una quota di mercato molto appetibile: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno. Dalla parte dei produttori di vino italiani, Cia ricorda anche come sia difficile recuperare rapporti solidi con i buyer Usa, una volta che questi siano costretti a interrompere le relazioni con l’Europa per cercare altri mercati internazionali.
“FERMARE L’ESCALATION, UE COMINCI PER PRIMA AD AVERE BUON SENSO”
Le minacce di Donald Trump di mettere un dazio del 200% sui vini europei rischierebbero di danneggiare pesantemente le esportazioni di bottiglie tricolori che nel 2024 hanno raggiunto il valore di 1,94 miliardi di euro negli Stati Uniti: lo ribadisce un’analisi Coldiretti/Filiera Italia diffusa in relazione all’annuncio del presidente Usa di imporre una tariffa aggiuntiva su rossi, bianchi e champagne come ritorsione contro la decisione dell’Ue di colpire il whisky made in Usa. Una misura estrema che manderebbe di fatto in sofferenza il vino tricolore, compromettendo un percorso che negli ultimi venti anni ha visto le vendite negli Stati Uniti quasi triplicate in valore, con un incremento del 162%, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat, tanto da rappresentare circa un quarto delle esportazioni totali di vino italiano. Quasi un terzo del totale è rappresentato dagli spumanti. Gli Usa sono anche il primo consumatore mondiale di vino con 33,3 milioni di ettolitri, secondo dati Oiv, e per l’Italia rappresentano in valore il mercato più importante.
“Occorre ora fermare una pericolosa escalation che sta conducendo a una guerra commerciale globale dove le prime vittime saranno i cittadini statunitensi che pagheranno di più i prodotti e, con essi, gli agricoltori, mettendo in atto tutte le azioni diplomatiche necessarie per scongiurare lo stravolgimento dei flussi commerciali” sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
“Credo che ci voglia buon senso da entrambe le parti– aggiunge l’ad di Filiera Italia Luigi Scordamaglia– La minaccia di Trump è legata alla conferma dell’Europa del dazio del 50% sul whisky americano. La Commissione Ue dovrebbe dimostrare buona volontà continuando ad evitare con la moratoria in essere questo dazio salvaguardando cosi vino ed alcolici europei. Qualcuno deve cominciare a mostrare un po’ di buon senso, sia l’Europa a farlo per prima“.
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