Roma – Oggi, 25 novembre, è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Nel 1999, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha scelto questa data per ricordare gli abusi che subiscono migliaia di donne al mondo, dagli stupri alla violenza psicologica fino alle mutilazioni genitali. Kofi Annan, il segretario generale dell’Onu, bolla così la violenza sulle donne: “Essa non conosce confini né geografia, cultura, povertà o ricchezza. Fintanto che continuerà, non potremo pretendere di aver compiuto dei reali progressi verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace”.
Il 25 novembre 1961, le tre sorelle Mirabal – attiviste politiche della Repubblica Dominicana – vennero assassinate per mano del dittatore Rafael Trujillo. La protesta per una società più giusta ed equa continuerà fino al 10 dicembre, il giorno dedicato ai Diritti Umani.
Le statistiche dicono che il Nord Italia è più aggressivo verso le donne rispetto al Sud, dove un 49% supera il 24%. I colpevoli? I mariti, i conviventi, gli ex, i parenti. Le mura di casa non sono più sicure come una volta e il lupo cattivo aspetta silenzioso nella tana della vittima.
Molte le iniziative. A Roma, al cinema Anica di viale Regina Margherita, Serena Autieri e Fiorella Mannoia celebrano il diritto di sentirsi “Libere di essere”. La Commissione delle Elette del Comune di Roma organizzerà lezioni di autodifesa sabato 27 e domenica 28 novembre al Centro Area di via Mendola.
Chiunque può indossare un nastrino bianco per dire apertamente NO ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE.
Amnesty International è impegnata nella raccolta di 8.000 firme, che corrispondono al numero di bambine alle quali viene praticata la mutilazione genitale. La nota associazione fa sapere che potrebbero essere 180.000 le bambine a rischio mutilazione in Europa. Viviana Lucca