Appena un paio di mesi fa la vittoria del Premio Nazionale di Giornalismo “Michele Tito” – Sele d’Oro Mezzogiorno 2012 (tra i vari assegnato anche a Roberto Saviano) e già Carlos Solito torna a far parlare di se. E’ di questi giorni la notizia che il photoreporter, scrittore e filmaker salentino, nato a Grottaglie (Taranto), 35 anni, si è aggiudicato il Premio Giornalistico Internazionale Mare Nostrum Awards 2012, bandito dal Gruppo Grimaldi e dedicato, appunto, al Mediterraneo come bacino storico e quindi alcova di scambi, collegamenti e sviluppo sostenibile per tutti i paesi di questo vero e proprio continente acqueo. Ad assegnare l’ambitissimo riconoscimento al vincitore, il 18 novembre scorso, a Napoli, sono stati il noto documentarista e scrittore Folco Quilici e il fotografo internazionale Mimmo Jodice che lo stesso Carlos definisce “due maestri del viaggio e dell’avventura che, dalla mia adolescenza, sono un esempio da seguire con continua ammirazione per le loro ‘gesta interpretative’ nel Mediterraneo e in ogni angolo del mondo, in chiave fotografica e narrativa.”
Il Mare Nostrum Awards (giunto alla quinta edizione, alla quale hanno concorso da Francia, Spagna, Grecia, Marocco, Tunisia e Italia) è stato assegnato a Carlos Solito per la sua mostra fotografica SUD – Sguardi Uomini Donne, esposta lo scorso giugno a Taranto presso il MuDi (Museo Diocesano), nell’ambito della rassegna annuale Foto Arte, accanto alla personale di un altro importante fotografo italiano del nostro tempo: Ferdinando Scianna. SUD – Sguardi Uomini Donne, è un vero e proprio diario di viaggio tra mare e migrazioni “acquee” del nostro Mezzogiorno, contemplando anche dei fuorirotta nell’entroterra che “al pari delle coste”, dice l’autore, “fanno Mediterraneo”. Una raccolta antologica di scatti in bianco nero dalla Puglia alla Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia. Colpi d’occhio incollati su istanti di luci e uomo (da questo il titolo). Tratto da un lungo viaggio, dal Tirreno all’Adriatico, passando per lo Ionio, le isole minori, l’Appennino e le cosiddette “Terre dell’Osso”, nell’inconfondibile stile iconografico narrativo, presente anche nella produzione scritta, Carlos Solito ha raccontato nei suo scatti volti, gesti e spazi di geografia, con tratti di luce ed ombre come pennellate, agitando sensibilità artistica. Soluzioni forti tra fotografia e scultura, tra immagine e simbolo, tra verbo fisico e viaggio, in una continua ricerca interiore, piena di nuove emozioni. Veri e propri sguardi sul mare, sulle incubazioni dei viaggi che in esso avvengono, sui paesaggi che stanno attorno alle acque salse e, soprattutto, su chi lo popola: appunto, uomini e donne.
Ma oltre a SUD, questo premio riconosce a Carlos Solito il suo impegno, iniziato da giovanissimo, dedicato alla scoperta e valorizzazione dell’intero Mezzogiorno dove, puntualmente, viaggia e fa ritorno dai suoi viaggi in giro per il mondo. “Non so stare senza queste terre, questi mari nostri, questa luce e tutto ciò che, bello e brutto, contiene il pentolone Sud, lirismo fatto geografia, uomo, storia”. E continua: “Più giro a sud, o meglio, più mi perdo a sud e più scopro luoghi sconosciuti che vivono e non sopravvivono, che pulsano lenti e costanti reggendo la vera identità di quell’Italia ‘così Italia’ velata dalla magia del neorealismo tra Appennino, coste, borghi, contrade, campagne, folclore, dialetti, storie che non esito a definire un vero e proprio mondo a parte. Mezzogiorno forte e debole, vecchio e bambino, madre e padre, angelo e diavolo, bianco e nero, accecante e buio, arrabbiato e calmo, felice e triste, cristiano e pagano, sole e luna, dolce e amaro… così pieno di tutto, di tanti ingredienti che nel corso dei secoli, dei millenni, prima la natura e poi la storia ci hanno regalato il più straordinario angolo del Mediterraneo, proprio lì in mezzo al Mare Nostrum”.
Definito da molti un Vincent Gallo del Sud Italia per la sua poliedricità e, addirittura, dal noto regista teatrale Franco Dragone, tra i padri de le Cirque du Soleil, un “Ulisse dei nostri giorni”. Tra l’altro, proprio Franco Dragone con la sua Dragons Films, è stato il produttore dell’ultimo cortometraggio di Carlos: “QUÉBEC, MY VERSION”, presentato in anteprima mondiale al Fashion Week di Montréal lo scorso settembre. Un film dalla durata di 8 minuti e 16 secondi che è una raccolta di geografia carica di bianco e geometrie urbane zeppe di luci “metropolitane”. Scene di boschi, laghi ghiacciati, sentieri innevati, lande severe, villaggi di indiani Atikamekw e poi, poi Montréal: la metropoli cosmopolita piena di caos calmo. Un viaggio trasversale per quell’anima del Québec che si divide tra i silenzi primevi della sua natura al mai acquietarsi di Montréal, proprio come il fiume San Lorenzo che scorre, inesorabile, verso l’oceano. Un modo diverso, itinerante, nuovo, per scoprire e approfondire la conoscenza di questa grande regione del Canada attraverso la narrativa dei “luoghi” tra i quali Carlos Solito, viaggiatore instancabile, si è mosso a piedi, con una slitta trainata da husky e nel classico on the road in auto.
Ma non solo Mediterraneo e nord America. Tra gli ultimi viaggi di Carlos, che egli stesso definisce “un’incurabile infezione”, c’è una sorta di nostro Cammino di Santiago, da lui stesso coniato e percorso per la prima volta, dedicato a Padre Pio di cui ha seguito le tracce, da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo, passando per i luoghi e i conventi dove il frate con le stimmate visse. In summa, per il settimanale OGGI: ha percorso oltre 560 km in due settimane passando per Sannio, Molise e Gargano, dal quale a breve uscirà un docufilm.
Per “omaggiare” la fine del mondo secondo la profezia del 21 dicembre 2012, è andato a zonzo per il Messico, dalla capitale Mexico DF alla penisola dello Yucatan, percorrendo oltre 20mila chilometri per scoprire, tra strade polverose e fiumi caffelatte pieni di coccodrilli, piramidi e templi delle città Maya immerse nelle foreste tropicali.
Alcune sue foto, dedicate ai paesaggi urbani del Sud Italia, sono in giro per il mondo con la mostra fotografica URBAN 2012 che, dopo l’esordio in Colombia, ora si trova in Ungheria, a Budapest, e per i primi mesi del 2013, arriverà a Cracovia in Polonia.
Barba scura, capelli sempre scompigliati, con un ciuffo bohémien: si capisce che ha inquietudine dentro Carlos Solito. Ha visto tanto e si è ubriacato di visioni a tutte le latitudini, e da buon fotografo aggiunge in “tutti gli occhi”, tra strade vicine e lontane dal suo Salento dov’è nato 35 anni fa. Della sua terra dice: “Sono nato in un posto graziato da natura e Creatore. Ci sta un centro storico, impavesato da tramontana e scirocco, con case dai colori vetusti, conventi dai chiostri pieni di affreschi e un labirinto di vie e vicoli lastricati, con chianche di calcare. Sono nato in un pezzo di Alto Salento fatto di luce forte e accecante e anche gravine, calcare primevo, caverne di un medioevo bizantino, campi di cicorie e ulivi, tanti, e tutti fieri di secoli. Gli ingredienti migliori di me, credo, li abbia messi insieme e mescolati, inconsapevolmente, durante la mia infanzia e adolescenza paesana, magicamente paesana. Sono cresciuto per strada a fare il pieno di terra e iodio, alle porte di casa. Tra macchia mediterranea, muretti a secco, gli sprofondamenti delle gravine che vedevo come dei veri e propri gran canyon, sabbia, scogli e acqua salsa saziavo occhi e udito, senza riuscire a dire nulla. Stavo impastando la mia propensione al narrare facendo incetta di visioni che esordivano sempre con “u Madonna mea. Quando viaggio e guardo e ascolto ripropongo il Carlos di allora cercando di spogliarmi, quanto più possibile, degli anni della maturità. Ciò che ci circonda, fisicamente e geograficamente, è uguale per tutti. A fare la differenza, però, è come si guardano e si ascoltano le cose e riuscire a reggere il nostro guardare con approccio infantile e adolescenziale, sicuramente, garantisce una purezza nell’interpretazione.”
Mentre continua a promozionare il volume “MONTAGNE Avventura, passione, sfida”, uscito pochi mesi fa per la Elliot di Roma, che ha curato e nel quale ha scritto insieme a Dacia Maraini, Paolo Rumiz, Maurizio Maggiani, Andrea Bocconi e altri, la sua prima narrativa, IL CONTRARIO DEL SOLE (Versante Sud, Milano 2010), per tutto il prossimo mese di dicembre andrà in scena a Parigi. Si in scena: ha firmato la sceneggiatura teatrale insieme alla regista italo-parigina Paola Greco che dirigerà lo spettacolo a le Theatre du Temps, nel quartiere Voltaire della capitale francese.
Nel frattempo MISSONI ha scelto di vestire questo interprete dei
colori che fa propria la filosofia di una delle più importanti maison
di moda italiana.
SILVIA BUFFO
silvia.buffo@gmail.com