di Alberto Zei
Si prende atto ormai quotidianamente, degli infruttuosi ripetitivi tentativi di ottenere dall’Egitto i particolari che già i nostri Servizi speciali se non fossero stati imbrigliati da eccessivi divieti politico-operativi, avrebbero molto probabilmente già ottenuto da tempo. Ma il crescendo della ricerca circa le ragioni che hanno determinato questo increscioso caso, mettono in evidenza per la differenza di impegno, tante altre vicende, non certo meno incresciose e meno meritevoli dell’ interesse di Stato, accadute ai nostri connazionali all’estero, oppure avvenute da parte di istituzioni straniere di stanza in Italia.
L’ interesse per il caso Regeni – Il prolungato interesse e la martellante quotidiana richiesta di spiegazioni all’ Egitto per il caso Regeni desta forse più sorpresa che meraviglia, considerando gli atteggiamenti assunti in casi analoghi dall’ Italia; caso portato fino alla mobilitazione nazionale con richiamo per consultazioni con il nostro ambasciatore e conferenze stampa tenute a ripetizione da sostenitori della ricerca sulle cause della morte di questo nostro connazionale, che si trovava in Egitto, senza però alcun incarico istituzionale. Qui sta la differenza. Ma allora, che cosa nasconde il caso Regeni alla opinione pubblica del nostro Paese, in nome del quale si invoca la conoscenza della verità? Ora la morte, ovvero, questo assassinio, viene ostentato all’attenzione del mondo intero, come si trattasse di un simbolo della sacra e irrinunciabile italica sovranità e per la quale non è possibile astenersi, costi quel che costi, dalle accuse all’ Egitto, di gravissime responsabilità.
Si è avuto però, più volte modo di constatare che quando l’ Italia subisce qualche torto, è molte volte propensa, ora per una ragione, ora per un’ altra, al francescano perdono, ovvero, alla italica rassegnazione.
Ma se la morte di un nostro concittadino ucciso nel barbaro modo così come è avvenuto, non implica una consistente “ragion di Stato” fino adesso nascosta, allora come è possibile sacrificare a livello delle relazioni istituzionali anche rapporti di convenienza, amicizia diplomatica, di relazioni commerciali e di geopolitica con uno Stato ancora amico, dell’altra sponda del Mediterraneo?
Analoghe circostanze – Ricorderemo lo sdegno suscitato nei confronti degli Stati Uniti allorquando un nostro esperto, il Dott. Calipari, inviato ufficiale e rappresentativo della posizione italiana in Iraq e incaricato di ritirare, dopo una trattativa con i terroristi, la connazionale Giuliana Sgrena, fu colpito a morte nel ritorno all’interno di una camionetta dal soldato Usa, Mario Lozano.
La pressione per ottenere la verità sul quel “fuoco amico” e l’estradizione per le responsabilità annesse e connesse con quel misterioso omicidio, dopo un immediato fuoco di paglia a più riprese, le richieste si affievolirono di fronte ai relativi dinieghi delle Autorità americane. E tutto finì.
Che dire della richiesta di estradizione del bandito pluriomicida condannato all’ ergastolo, Cesare Battisti, fuggito prima in Francia dove ottenne la naturalizzazione e poi in Brasile? Anche in questo caso dimostrando la volontà di azioni più o meno inconsistenti, per ultime nei confronti del potente Brasile, le richieste si protrassero per qualche tempo, per ottenere qualcosa di più del nulla. Dopo l’ esplicito e ripetuto diniego del Presidente Lula, malgrado alcuni sporadici ritorni di fiamma con vari tipi di motivazioni, tutto è divenuto silenzio.
Che cosa è accaduto quando per irresponsabili e maldestri motivi di emulazione o esibizione, la eccessiva vicinanza di aerei Usa in addestramento intorno alla funivia del Cermis, provocarono la micidiale collisione, recidendo le corde della funivia e causando una ventina di morti? Dopo le proteste del governo e le relative richieste di estradizione dei colpevoli quale fu il risultato?
Come ancora si pensa di risolvere il braccio di ferro con il governo indiano per porre fine alla assurda detenzione del superstite della nostra Marina Militare, divenuto prigioniero e simbolico ostaggio da quattro anni nell’Ambasciata d’Italia in India, dopo quella terrificante “mistura” e “rimistura” di menzogne con le quali la potente India tiene in scacco l’ Italia? Questo è un esempio di come si gestisce la imperdonabile acquiescenza ad un inganno meschino quanto assurdo. Il pruriennale insuccesso di una inefficace trattativa non ha trovato ancora, neppure la forza del diritto internazionale.
I cittadini del nostro Paese – Quanti mai altri connazionali in questi ultimi anni hanno subito simile sorte: sacerdoti, turisti o residenti all’ estero, trucidati. Cosa dire anche di tanti altri cittadini che sono stati massacrati in casa nostra da stranieri?
Non si esauriscono certamente con questi casi, gli episodi di cui è costellata la nostra realtà politica internazionale, rappresentativa della qualità di valenza diplomatica dei nostri intenti. L’ unico riferimento a questo differente modo di trattare le controversie è quello storico–letterario dei famigerati “Padroni delle risaie”: mostrarsi deboli con i forti e forti con i deboli.
Un’ offensiva diplomatica esercitata dall’ Italia, come quella del caso Regeni, non si ricorda a memoria d’ uomo. E ora, pur a fronte della tragedia personale di questo giovane e di quella della sua stessa famiglia, per quale disparità di valori rispetto ai casi citati, si intendono deteriorare fino alla rottura i rapporti di Stati oltretutto, limitrofi come l’ Egitto? Infatti, le ritorsioni diplomatiche preannunciate dall’ Italia a causa del deterioramento dei rapporti, riguardano anche l’ inserimento dell’ Egitto nella lista internazionale degli Stati pericolosi per il turismo. Ciò a prescindere dall’ auto goal rappresentato dall’ enorme danno economico ed esistenziale in terra egiziana, arrecato alle nostre stesse aziende turistiche e a tanti nostri connazionali, a loro volta oggetto di prevedibili ritorsioni diplomatico-commerciali. La domanda che però, molti si fanno è, in virtù di quale logico criterio, questo ufficiale riconoscimento di pericolosità di uno Stato non si porrebbe neppure, se l’ Egitto fornisse i particolari di inchiesta che l’ Italia sta chiedendo?
La forza della “ragion di Stato” – Che cosa vi è di tanto prezioso da raggiungere con la conoscenza della modalità della morte di Reggiani, da avere la forza di compromettere interessi convergenti internazionali tra due Paesi, quando neppure la Russia ha esercitato ritorsioni per l’abbattimento sulle alture del Sinai nell’ ottobre dello scorso anno, di un aereo di linea della propria flotta con oltre 200 vittime e neppure due mesi più tardi, per l’ abbattimento di un aereo militare da parte della Turchia?
Che cosa vi è di così tanto internazionalmente rilevante da arrivare alle conseguenze che l’ Italia paventa? È forse il prestigio che in nostro Paese ha assunto in campo internazionale per le sue benemerite e riconosciute azioni di geopolitica? Che cosa c’ è di tanto irrinunciabile da deteriorare rapporti politico-commerciali di sensibile rilevanza sulla bilancia dei pagamenti con l’estero, per alcuni miliardi di euro all’ anno? Sarebbe mai possibile che questo esorbitante appassionato interesse dedicato al fine supremo della verità, alla stregua di un concetto trascendente o religioso sia divenuto inaspettatamente il vessillo della politica del nostro Paese?
L’attesa che tanto interesse ha suscitato la angosciosa e assillante richiesta di chiarimenti, lascia ora un po’ tutti alla finestra per comprendere se, dopo tutto l’ impegno italiano dedicato, l’ incidente diplomatico Regeni non sarà dissimile per risultato, a quello dei casi sopra citati, sui quali è già stato calato da tempo un pietoso velo di silenzio.
Solidarietà internazionale – La Germania si è presentata in questi giorni in Egitto con il suo Vicecancelliere S. Gabriel, unitamente ad una delegazione di 120 investitori; ma al di là dei commenti sul caso Regeni, nel corso della sua visita al Cairo, a fronte di uno scambio commerciale miliardario, Gabriel ha assicurato il sostegno della Germania all’Egitto a livello politico ed economico, dato che – a detta dello stesso Vicecancelliere – il Presidente egiziano Al Sisi è un uomo eccezionale!
Anche il Presidente francese Hollande , in visita in Egitto, sempre dimostratosi attento e sensibile ai diritti umani, dopo aver auspicato chiarezza sulla morte anche di un cittadino francese misteriosamente morto tempo addietro, in un commissariato egiziano, ha concretizzato la visita con suonanti accordi industriali e commerciali per oltre un miliardo e mezzo di euro, tra cui la metro del Cairo. “La Francia- ha detto Hollande – ha scelto di sostenere l’Egitto nel suo percorso per raggiungere la sicurezza e lo sviluppo economico” concludendo con “Viva l’ Egitto! Viva la Francia!”